L’angolo di Michele Anselmi | Scritto per “il Secolo XIX”

Un bel record, non solo per chi adora numeri e confronti. Alberto Barbera, biellese, classe 1950, è stato riconfermato per altri quattro anni alla testa della Mostra cinematografica di Venezia, cioè dal 2017 al 2020. Intanto sta preparando coi suoi selezionatori la 73ª edizione, che si svolgerà dal 31 agosto al 10 settembre, la sua quinta di seguito, avendo ricominciato a pilotare la Biennale-cinema nel 2012. Ma non finisce qui: tra fine anni Novanta e primi anni Duemila fu direttore altre tre volte, prima che il ministro forzista Giuliano Urbani, con inutile sgarbo istituzionale, lo cacciasse senza una spiegazione anzitempo (o forse sì, c’era da marcare la presenza di un nuovo sceriffo in città).
La decisione, presa ieri dal cda della Biennale su indicazione del presidente Paolo Baratta, è da salutare con interesse, anche da chi, magari, non serba gli stessi gusti cinefili dell’interessato o nutre dubbi sulle selezioni. Perché significa stabilità e progettualità, fuori dagli spifferi della politica che «mette becco» dappertutto, anche nella composizione delle giurie (per usare un’incredibile frase dell’ex ministro Sandro Bondi); perché permette a Barbera di confermare e migliorare i rapporti con Hollywood e le grandi cinematografie internazionali; perché avvicina la Mostra veneziana ai festival di Cannes e di Berlino, dove i direttori artistici non scadono come gli yogurt, a seconda di chi governa.
Per dire: Gilles Jacob regnò sulla Croisette dal 1978 al 2001, il suo successore, Thierry Frémaux, l’ha saldamente sostituito e nessuno pensa di mandarlo via; Moritz de Hadeln diresse la Berlinale per 22 anni. Troppi? Magari un certo ricambio, a lungo andare, diventa utile, necessario. Ma per adesso Barbera può stare tranquillo. Alla fine dei giochi saranno state 12 le sue Mostre veneziane, più delle 8 di Marco Müller o delle 6 a testa di Luigi Chiarini e Gian Luigi Rondi.
«Si tratta di un riconoscimento della qualità del lavoro fin qui svolto da Alberto Barbera, anche con l’avvio di importanti progetti mirati alla sempre crescente qualificazione internazionale della Mostra e allo svolgimento della sua complessa missione. In tali circostanze, la continuità diventa un elemento di ulteriore valore aggiunto» ha spiegato Baratta, e anche lui non scherza, essendo al suo quarto mandato da presidente (il rinnovo è di pochi mesi fa) . Ma è altrettanto vero che al Lido le cose si stanno facendo. Finalmente, per dire, è stata chiusa l’orribile voragine davanti al Casinò dove sarebbe dovuto sorgere già da tempo il nuovo Palazzo del cinema, poi saltato causa amianto trovato sottoterra in quantità industriali; sopra vi nascerà una tensostruttura di 500 posti che allargherà l’offerta legata allo spazio Cinema nel Giardino.
Ed ecco le prime novità riguardo alla 73ª edizione: di Sam Mendes presidente della giuria principale già si sapeva, ieri la conferma che “La La Land” di Damien Chazelle aprirà le danze, in concorso, il 31 agosto. Trattasi di musical hollywoodiano, diretto dal regista di “Whiplash!” e ballato/interpretato da un cast mica male: Emma Stone, Ryan Gosling, John Legend e J. K. Simmons.
Gongola infatti Barbera nel comunicato stampa: «”La La Land” è un sorprendente omaggio alla stagione d’oro del musical americano, da “Un americano a Parigi” di Vincent Minnelli a “New York, New York” di Martin Scorsese e, nello stesso tempo, la compiuta rifondazione del genere attraverso la reinvenzione dei suoi canoni. Se “Whiplash!” fu la rivelazione di un nuovo autore, “La La Land” è la sua definitiva, ancorché precoce, consacrazione tra i grandi registi del nuovo firmamento hollywoodiano». Speriamo che ci abbia preso.

Michele Anselmi