Nakba. Ovvero continua il disastro degli incassi al cinema. Vuoi per la paura del Covid, vuoi per la concorrenza spietata delle piattaforme, gli spettatori continuano a disertare le nostre sale, anche se ogni settimana esce più di un titolo che meriterebbe di essere visto. Anche quando un film va bene al box office, messo al confronto con gli incassi pre-Covid, porta a casa non più di un terzo di quanto avrebbe realizzato in tempi normali. Prendiamo il caso dell’ultima pellicola con Paola Cortellesi, il sequel di “Come un gatto in tangenziale”, tra i maggiori successi italiani della stagione. Ha incassato poco più di tre milioni, mentre lo stesso titolo, solo due anni, fa aveva incassato tre volte tanto. E a detta della critica è non meno riuscito e non meno divertente del precedente.
Personalmente io non credo che sia solo il fattore Covid a incidere negativamente sugli incassi. Sussistono altri motivi che gli esercenti delle sale farebbero bene a contemplare, se non vogliono terminare il loro business prematuramente. Primo motivo: tra il dover vedere un film in sala a una determinata ora e poterne vedere uno a casa, all’orario che più aggrada, stando comodamente seduti davanti al proprio televisore, è chiaro che vinca la seconda opportunità. Si dirà: vuoi mettere la bellezza del grande schermo e poter assistere a uno spettacolo in modalità collettiva anziché isolata? Purtroppo questa verità valeva certamente ieri, ma oggi non è più così. Il pubblico giovane è abituato al piccolo schermo e non disdegna neppure vedere i film sul cellulare, cosa che fa inorridire i cinefili puri. Anche un regista non può certo essere contento che il suo film, concepito per il grande schermo, venga minimizzato in questo modo.
Un secondo motivo è la concorrenza spietata della serialità. Mentre il cinefilo puro tra una serie e un film sceglie la pellicola, il pubblico di massa si sta appassionando sempre di più a seguire gli episodi. Anzi, più ne può avere a disposizione, più è soddisfatto. Già sento arrivare le maledizioni da parte dai puristi per quanto sto scrivendo. Pur pensandola abbastanza come loro, ritengo più corretto non calpestare la realtà. Dura lex, sed lex. Il cinema come l’abbiamo conosciuto non tornerà più. Qualcosa di simile è accaduto il secolo scorso, con il passaggio dal cinema muto al sonoro. Anche allora l’abbandono del primo in favore del secondo apparve a molti come una empietà. Ma dopo pochi anni a rimpiangere il muto rimase solo una sparuta pattuglia e l’era del sonoro prese il sopravvento.
Roberto Faenza