L’angolo di Michele Anselmi
Se vi piace Charlotte Gainsbourg, l’attrice franco-inglese oggi 51enne dalle gambe affusolate e dal naso un po’ camuso, vi consiglio caldamente “Passeggeri della notte”, che esce giovedì 13 aprile targato Wanted. Molto si parla di cinema francese, le rassegne ad esso dedicate sono sempre affollate, ma poi, quando i film escono, spesso c’è il vuoto. Ed è un peccato, perché, con tutto il rispetto dovuto ai nostri registi, i colleghi transalpini hanno una o due marce in più.
Il 48enne Mikhaël Hers, al suo quarto lungometraggio, racconta la strana redenzione, meglio: la riscossa, di una donna e madre che all’inizio sembra sopraffatta dagli eventi. E lo fa collocando l’azione tra il 1984 e il 1988, con un prologo di pochi minuti che riporta all’11 maggio del 1981, quando il socialista François Mitterrand vinse le elezioni diventando presidente della Repubblica. Ma Elisabeth, appunto Gainsbourg, ha poco da gioire, e quattro anni dopo le cose vanno ancora peggio. Mollata dal marito per una giovinetta, la quarantenne vive con i due figli adolescenti, Matthias e Judith, nell’avveniristico complesso “brutalista” del XV arrondissement noto come Nikko Towers (fu progettato dagli archietti Proux & Srot proprio alle porte degli anni Ottanta).
La donna non ha mai lavorato davvero e ora servono soldi per andare avanti. Finisce col fare la centralinista per un programma radiofonico notturno, appunto “Passeggeri della notte”, pilotato dalla ruvida e carismatica conduttrice Vanda, ovvero la rediviva Emmanuelle Béart (una pena vedere il suo viso artefatto, ma è sempre brava).
Elisabeth è dolce, remissiva, forse in cerca di un amore o solo di un po’ di sesso; presto scopriamo, mentre si veste, che ha avuto un tumore al seno destro, ora irregolare, senza più capezzolo. E intanto, mentre i figli crescono, l’uno con aspirazioni da poeta romantico, l’altra con forte senso di indipendenza, una strana presenza entra nella vita di quella famiglia senza padre: Talulah, una bella ragazza diciottenne senza fissa dimora, infreddolita, arrivata da Saint-Malo, ingenua e disinibita insieme, un po’ punk, forse dedita alla droga. Naturalmente Matthias s’invaghisce di lei, ma fino a che punto ci si può fidare?
Capelli fluenti, abiti dalle larghe spalline, il broncio di sempre ma come trapunto di naturale dolcezza, Charlotte Gainsbourg è la forza di un film che punta su “les choses de la vie”, per citare Claude Sautet, con gli anni Ottanta a fare da sfondo altamente simbolico, sia pure in una chiave realistica, per una serie di divagazioni. Una per tutte: “Le notti della luna piena” di Éric Rohmer, 1984, con Fabrice Luchini e la sfortunata Pascale Ogier, usato come un discorso parallelo sulle incognite e la grammatica dell’amore; ma ci sono anche riferimenti a “Birdy” e “Indiana Jones”, oltre che tante canzoni francesi dell’epoca; e soprattutto il regista usa frammenti di documentari d’autore, da Rivette a Duras, per restituire la normale vita parigina di quegli anni, mischiandoli alle sue riprese con fine lavoro cromatico.
I registi francesi sembrano aver riscoperto gli anni Ottanta, penso “Estate ‘85” di François Ozon o a “Forever Young – Les Amandiers” di Valeria Bruni Tedeschi, ma mi pare che Hers applichi uno sguardo diverso a quel decennio vitalista pieno di speranze e delusioni. Ne esce il racconto di una piccola epopea familiare, con nulla di nostalgico dentro, incentrato su una donna che all’inizio si sente fragile, irrisolta, e troverà via via una sua strada, insieme lavorativa e amorosa. Magari risuona troppa musica di corredo e il balletto in casa si poteva evitare, lo fanno già tanto gli italiani, ma nell’epilogo, benché rassicurante, un riflesso di malinconia si depone sulla figura dell’inquieta Talulah…
Di Gainsbourg e Béart s’è detto, i tre adolescenti sono bene incarnati da Noée Abita, Quino Rayon Richter e Megan Northam, rispettivamente nei panni di Talulah, Matthias e Judith. Se vi capita sottomano una copia in francese coi sottotitoli è meglio, ma sarà già complicato trovare il film doppiato in italiano, temo.
Michele Anselmi