“C’è un film in particolare che ha stabilito subito con me un esaltante contatto spirituale che in pratica ha cambiato la mia vita, facendo esplodere in me la grande, inestinguibile passione per la fantascienza e il fantastico: 20.000 leghe sotto i mari di Walt Disney”. Con il consueto calore, Luigi Cozzi prosegue a raccontare di mondi inventati, baccelloni, esplosioni atomiche e formiche giganti dando del tu al lettore, portandolo per mano nei cinema che non esistono più, accompagnandolo in un territorio che conosce a menadito. Il cinema dei mostri e Il cinema dei nuovi mostri rappresentano un’occasione per vedere l’accuratezza del critico mescolarsi alla fantasia del regista al fine di licenziare un’altra storia della fantascienza.
Se rapportato all’argomento tout court, trattato con attenzione enciclopedica da Cozzi nei sei volumi di Il cinema di fantascienza, questo nuovo dittico è rivolto più ai neofiti che agli esperti, nonostante le solite chicche (o schegge impazzite) che rendono un libro Profondo rosso qualcosa di unico all’interno della trattatistica cinematografica. Dopo l’introduzione metodologica, sulla forma e gli ingredienti necessari a considerare un titolo afferente o meno al genere, Cozzi prosegue tracciando i ritratti particolareggiati di alcune figure cardine del genere. Si parte da Ray Harryhausen, giustamente definito “il più grande mago dei trucchi prima dell’epoca digitale” per proseguire con Inoshiro Honda, il papà di Godzilla, e con il sempre troppo sottovalutato Jack Arnold, a cui lo stesso Cozzi aveva dedicato un volume, il primo in Italia, davvero da avere. Nel primo volume, che copre il periodo che va dagli anni Trenta agli anni Quaranta, non mancano poi le tappe obbligate di L’invasione degli ultracorpi, del già citato 20.000 leghe sotto i mari; chiudono un’intervista all’attrice Dana Wynter, interprete del citato capolavoro di Siegel, e due capitoli su Il pianeta proibito.
Segue la stessa impostazione Il cinema dei nuovi mostri, alternando ricordi personali (bellissimo il ritratto di Donald Pleseance, imperdibile per i fan di Star Wars quello con Irvin Kershner), questa volta direttamente dalla carriera del regista di Contamination e non più dalla sua infanzia, e disamine storico-critiche che non possono non iniziare con il prediletto George Pal, toccando poi, tra interviste e analisi, vette come Il villaggio dei dannati, Gli uccelli, Fahrenheit 451, 2001 – Odissea nello spazio. Il versante Italia, ovviamente, non manca, potendo l’autore contare sull’amicizia e sui rapporti lavorativi che lo hanno legato o continuano a legarlo a registi come Riccardo Freda, Dario Argento, Mario Bava. Non manca Il pianeta delle scimmie, vecchie e nuove, fino ad un capitolo finale dal titolo piuttosto intrigante: “Un regista sopravvalutato”. Provate ad indovinate chi è. Un indizio: è l’autore di alcuni tra i più grandi successi commerciali della storia del cinema.