Napoli Film Festival | Incontri ravvicinati e non solo

Anche quest’anno il capoluogo campano, patria di talenti nel panorama cinematografico e musicale, ha offerto un’occasione concreta ai suoi abitanti per entrare a far parte del “regno dell’arte” mediante due iniziative svoltesi tra il 13 e il 18 ottobre 2011: “Artecinema” e “Napoli film festival”.

Se in apparenza la contemporaneità degli eventi sembra aver spinto ad una scelta forzata tra sperimentalismo e classicità, in realtà l’ampia offerta di contenuti ha consentito la fruizione dell’opera artistica proprio nel segno della sua duplice natura. “Artecinema” si è contraddistinta come specifica rassegna internazionale di film documentari sull’arte contemporanea (è un evento nato nel 1996 con lo scopo di presentare al grande pubblico una selezione di documentari sui maggiori artisti, architetti e fotografi degli ultimi cinquant’anni). Il fenomeno della “convergenza” multimediale, dunque, si rintraccia qui nella coesistenza di interviste, biografie filmate e narrazioni montate con materiali d’archivio, come nel caso del documentario sulla videoartista artista svizzera Pipillotti Rist o di Sol Lewitt, uno dei pionieri dell’arte concettuale conosciuto per i suoi wall drawings.

Parallelamente a quest’iniziativa, insignita di una medaglia di riconoscimento dal Presidente della Repubblica, il secondo evento si è rivelato essere un Festival altrettanto eterogeneo e fresco. Incorniciato dalla splendida fortezza medievale di Castel Sant’Elmo, il NapoliFilmFestival ha previsto, per questa sua tredicesima edizione, un’interessante retrospettiva dedicata al maestro russo Andrej Tarkovskij, senza però tralasciare di rivolgere lo sguardo anche al futuro. Non soltanto i giovani cineasti napoletani emergenti sono stati chiamati a partecipare attivamente con i loro documentari sperimentali (la giuria ha scelto di premiare il lavoro di Gaetano Di Vaio dedicato alle moglie dei carcerati di Poggioreale), ma perfino i liceali della regione sono stati protagonisti di una sezione di concorso: si tratta di “Schermo Napoli Scuola”, il cui premio è stato assegnato alla creatività di Salvatore Li Gatti e del suo “Non è mai troppo tardi”.

Uno degli aspetti più interessanti del NFF è da rintracciare nella diversità evidente tra le figure selezionate per animare la sessione denominata “incontri ravvicinati”: ogni sera alle ore 21 una personalità famosa della tv o del cinema è stata chiamata sul palco dell’auditorium a dialogare con il pubblico. Si è iniziato all’insegna della comicità di Lino Banfi e di Alessandro Siani, per attraversare il “dolce-amaro” della commedia di Paolo Virzì e giungere quindi all’analisi di tematiche ben più seriose messo in campo dal regista Paolo Sorrentino e dall’attore Filippo Timi. Intervistati dal giornalista Fabrizio Corallo, questi “eletti” sono stati chiamati a motivare il loro amore per lo schermo mediante una scelta di brevi clip tratte dai loro film di riferimento per la vita. Paradossale la scelta dei capolavori proposti dal regista livornese che Corallo ha definito l’ “erede della commedia all’italiana”: tra i film a cui Virzì non potrebbe mai rinunciare, infatti, non compaiono soltanto i grandi pilastri di genere come “La famiglia” e “Dramma della gelosia” di Ettore Scola, ma anche successi densi di “americanità”. Al film di Bob Rafelson “Cinque pezzi facili” Virzì riconosce di essersi ispirato per il suo ultimo lavoro “La prima cosa bella”, così come “Taxi driver” l’ha segnato per quella sorta di “malattia che si nasconde dietro la felicità”. Il successo di pubblico riscosso per questa sezione, in contrasto con gli eventi giornalieri e con la sezione al concorso Europa-Mediterraneo (il cui primo premio è stato attribuito al film israeliano “A cinque ore da Parigi”), si deve forse al fatto che l’atmosfera confidenziale scaturita durante gli incontri si è mostrata in grado di annullare le distanze tra autore e fruitore, favorendo l’immedesimazione e talvolta perfino la commozione (come nel caso della rappresentazione di “Ladri di biciclette” di De Sica).

È forse sullo stesso criterio che il NFF ha strutturato la sezione “Parole di cinema”: precise come in calendario scolastico, si sono tenute le “lezioni mattutine” di Maurizio Nichetti  e la sua maschera di cartoon (Giovedì 13 h. 10,00), di Gipi e la sua graphic novel (venerdì 14, h. 10) e della “madre del documentario italiano Cecilia Mangini (sabato 15 h. 10. Rivolgendosi agli studenti delle università, questa forte personalità femminile del cinema degli anni Cinquanta ha confessato di aver iniziato a collaborare con Pier Paolo Pasolini per caso e per gioco, perché lo cercò sull’elenco del telefono e lui “accettò subito, da un uomo generoso quale era”.

All’interno di quest’immenso flusso di culture e tempi, la fotografia è riuscita a riconfermarsi protagonista indiscussa della modernità, attraverso quattro mostre differenti allestite negli ambulacri di Castel Sant’Elmo: dalla semplice rassegna intitolata “I volti del Napoli Film Festival” (testimonianza della partecipazione delle stelle passate nelle edizioni precedenti), questa forma artistica ha poi raggiunto un’inedita declinazione all’interno di “FOTOgrammi”: la disposizione sequenziale dei lavori, liberamente ispirati ad un’opera cinematografica, ha visto competere fotografi di ogni età e provenienza allo scopo di restituire lo spirito di un film a scelta attraverso l’immediatezza del proprio mezzo di elezione. La vincitrice di questa sezione è l’autrice di un fotogramma ispirato a “Respiro” di Emanuele Crialese, Assunta D’Urzo con il suo “Feria d’agosto”, ma tra le opere più originali si è contraddistinta senza dubbio “Il sogno di plastica”di Ilaria Abbiento, omaggio alla bellezza innaturale e al film di Mendes “American Beauty”. 

Ilaria Abate