L’angolo di Michele Anselmi
Bisogna riconoscere che Daniel Day-Lewis non è molto fortunato con i suoi doppiatori italiani. L’attore sessantenne, prossimo al ritiro definitivo dalle scene (ma sarà vero? lo dice da anni), è protagonista di “Il filo nascosto”, lo strano, elegante e suggestivo mélo di Paul Thomas Anderson che esce il 22 febbraio in Italia. L’ho visto nella versione originale con i sottotitoli, poi al cinema m’è passato davanti il trailer doppiato da Roberto Pedicini, sì il doppiatore di Kevin Spacey, Woody Harrelson, Javier Bardém e altri, la cui voce rende tutti i personaggi uguali, cioè ambigui, melliflui, insinuanti, viziosi. Non che all’attore londinese fosse andato meglio con “Lincoln” di Steven Spielberg: lì era stato scomodato addirittura Pierfrancesco Favino, e non si capisce davvero perché. Favino è un bravo e duttile attore, se la cava perfino a Sanremo (insomma…), ha dimostrato di saper recitare in un ottimo inglese in produzioni internazionale, ma il doppiaggio meglio lasciarlo a chi lo sa fare.
Nei file in alto: i primi due affiancati riguardano “Il filo nascosto”, con la voce di Pedicini e quella vera. I secondi due affiancati “Lincoln”, con la voce di Favino e quella vera. Mi pare che il confronto sia devastante.
PS. Questo non è un commento contro il doppiaggio, anche se consiglio sempre, se possibile, di vedere i film in lingua originale con i sottotitoli, ma contro il doppiaggio fatto male.
Michele Anselmi