Palma d’onore a Cannes | Il suo Novecento 

Da assistente alla regia in Accattone, esordio cinematografico di PierPaolo Pasolini, alla Palma d’onore al prossimo Festival di Cannes: in queste brevi righe si può riassumere la carriera cinematografica del regista Bernardo Bertolucci, autore di molte opere cinematografiche che hanno narrato e rappresentato i cambiamenti e le trasformazioni di un mondo ideologico, prima barbaramente impegnato in conflitto mondiale e poi diviso in due blocchi contrapposti, come Novecento, Il conformista e L’ultimo Imperatore
 
Così la Francia nazionalista, cinefila e amante della cultura lo omaggerà in due occasioni: con la consegna della Palma d’oro, massimo riconoscimento attribuito ad un regista mai premiato a Cannes, la sera dell`11 maggio durante la cerimonia d`apertura del 64 edizione del Festival, e con il restauro del film Il conformista, trasposizione cinematografica dell’opera di Alberto Moravia, in programma in Cannes Classics, nella sezione che ospita film restaurati.
 

 

Come chiarisce nella nota ufficiale Gilles Jacob, presidente del festival, Bertolucci sarà premiato per il "suo impegno politico e sociale, guidato da un profondo lirismo e da una regia elegante e accurata che dona ai suoi film un posto unico nella storia del cinema…La qualità del suo lavoro che si rivela ancora oggi in tutta la sua unicità, la cui profondità resta intatta e il suo impegno cinematografico lo legano al festival in modo così forte da farne legittimamente destinatario di questo premio".

 
In realtà, fatta eccezione per Ultimo tango a Parigi e The Dreamers, ambientati in Francia, il suo cinema non è relegato ad un contesto nazionale preciso. Non ha confini nazionali definiti: è un cinema apolide in senso geografico, ma con una cittadinanza internazionale, capace di raccontare poeticamente, seguendo le orme del padre Attilio, la società italiana contadina in Novecento durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale come pure quella cinese in L’ultimo Imperatore prima e dopo la Rivoluzione Cinese di Mao.
 
A questi racconti filmici poi si aggiungono i cambiamenti adolescenziali dei due americani giunti in Italia per cercare le vere origini (l’americano-romano Joe che in La Luna balla ironicamente con Franco Citti, e quelli dell’americana-toscana Lucy che invece balla da sola) e le conflittualità amorose degli amanti parigini e dei sognatori sessantottini.
 
Dall’insegnamento poetico del padre Attilio e da quello civile di Pasolini, creduto al primo incontro un ladro di appartamento, alla rappresentazione cinematografica di un intero secolo, quello appunto del Novecento, narrato con tutte le sue dicotomie e conflittualità, come i quadri di Bacon, che accompagnano i titoli di coda di L’Ultimo tango a Parigi e connotano le due diverse personalità di Paul e Jeanne.
 


Alessandra Alfonsi