“Better Call Saul” sta per chiudere il cerchio aperto quasi quindici anni fa. La sesta iterazione dello show nato come una costola di “Breaking Bad” è ormai giunta al suo finale di metà stagione: le ultime sei puntate non saranno disponibili prima di luglio. La serie tv nata dalle menti di Vince Gilligan e Peter Gould è riuscita progressivamente a smarcarsi dalla serie madre, guadagnando legittimità e autonomia tale da renderla un valido prodotto anche per chi cerca qualcosa in più che banali riferimenti e rimandi alle vicende di Walter White. La qualità dell’opera è così elevata che, per alcuni, la serie dedicata a Saul Goodman riesce anche a superare, grazie all’esperienza accumulata negli anni da parte degli autori, le vette artistiche raggiunte da “Breaking Bad”. I due registi dietro alla serie hanno dato prova di una maturità tale che ogni inquadratura, studiata nei minimi dettagli, sembra essere un quadro che non sfigurerebbe se comparato con quelli di alcune produzioni cinematografiche. La serie, nonostante si caratterizzi per delle venature di “law drama”, necessarie per smarcarla in fase preliminare dalla storia di Walt e Jesse, si è pian piano allineata allo stile e all’incedere della serie madre, più spostato su rarefatte atmosfere crime, soprattutto da quando è stato (re)introdotto il personaggio di Gus Fring.
La sesta e ultima stagione della serie, appena conclusasi con un cliffhanger a dir poco esplosivo, è l’occasione per riallacciarsi a livello narrativo a “Breaking Bad”, ma non solo. Si intuisce che i due registi e sceneggiatori stiano cercando la quadra che possa collegare tra loro, in maniera indissolubile, le due serie. Ancora molte questioni irrisolte tormentano i fan di questo universo narrativo espanso: ci si chiede che fine abbia fatto Saul nella linea temporale seguente alla morte di Walter White, ma anche che sorte stia aspettando Kim Wexler, l’attuale compagna dell’avvocato, un personaggio non presente nella serie principale, così come l’antagonista di queste ultime stagioni, Lalo Salamanca. A confermare la volontà di creare un unico continuum tra le due serie ideate da Gilligan ci pensa anche il già annunciato ritorno dei tanto amati Bryan Cranston ed Aaron Paul nei panni, rispettivamente, di Walter White e Jesse Pinkman. Il duo era apparso nuovamente sul piccolo schermo in “El Camino”, il film uscito per Netflix che narrava le vicende di Pinkman dopo l’epilogo di “Breaking Bad”. Nonostante il lungometraggio non fosse necessario in quanto la storia del personaggio fosse in qualche modo già conclusa, si potrebbe ipotizzare che questa operazione sia stata un’altra mossa per nobilitare ulteriormente “Better Call Saul”, facendo ipoteticamente incontrare, negli ultimi episodi, Saul e Jesse, entrambi sotto falso nome e lontani dal New Mexico. Dopo lo scioccante finale di metà stagione si può a ragione presupporre che la serie abbandoni definitivamente la sottotrama da “law drama” per virare verso atmosfere più cupe e claustrofobiche, regalando agli spettatori sei episodi con una tensione alle stelle. Il caos ormai è destinato ad esplodere, Saul è irrimediabilmente sulla strada che lo porterà a lasciarsi alle spalle Jimmy McGill. Gli ultimi nodi della vicenda verranno sciolti solamente a luglio, ma quello che è certo è che la qualità della regia e della sceneggiatura di Vince Gilligan sapranno essere all’altezza del compito, come dimostrato dai picchi qualitativi raggiunti dalle ultime stagioni dedicate all’avvocato più corrotto del piccolo schermo.
In attesa del finale di stagione, può essere affermato con certezza che “Better Call Saul” è uno dei prodotti seriali più riusciti degli ultimi anni, a tal punto da non sfigurare se confrontato con quella che, da molti, viene considerata la miglior serie tv di sempre. Le menti dietro allo show riusciranno sicuramente, spiazzando gli spettatori, a chiudere il cerchio e gli interrogativi lasciati ancora aperti dalla serie madre, rendendo ancora più forte il legame simbiotico che lega “Breaking Bad” con “Better Call Saul”, rafforzando così l’intero universo narrativo del franchise. Un’operazione non da poco, certamente. Chissà cosa avranno in serbo questi ultimi sei episodi per i fan che più di dieci anni fa si appassionarono alle vicende di uno degli antieroi per eccellenza del piccolo schermo. Non resta che aspettare. Proprio come i personaggi della serie, che attendono la sanguinosa vendetta di Lalo.

Gioele Barsotti