Mia ha quindici anni, è nel pieno dell’adolescenza. La sua famiglia si è da poco trasferita a Zurigo, costringendola a cambiare amici, scuola e vivere una trasformazione radicale che la porterà a non essere più se stessa. Per il suo esordio, Lisa Brühlmann, regista svizzera, classe 1981, ha scelto il tema dell’adolescenza che ha il pregio però di distanziarsi completamente dai teen movie che hanno popolato finora gli schermi cinematografici.
Ci sono indubbiamente tutti quegli elementi che connotano quell’età e dunque quel genere di film: la ribellione, l’incontrollato desiderio sessuale e il piacere di trasgredire le regole, ma è nel descrivere l’irrequietezza del passaggio alla vita adulta che Lisa Brühlmann stupisce lo spettatore. Blue in My Mind vira verso toni più cupi, diventa una favola dark, raccontando il dramma di un cambiamento, la fatica di accettare la trasformazione, la smaniosa ricerca di trovare il proprio posto nel mondo.
Mia combatte con la sua vera natura, un essere che è altro da lei e allo stesso tempo è parte della sua esistenza. Il suo corpo sta cambiando, una sottile membrana è comparsa tra le dita dei suoi piedi e le sue gambe sembrano ricoperte da lividi. Eppure la bellezza di Mia ammalia chi le sta intorno, il suo fascino incanta e nasconde il dolore che si porta dentro. La metafora scelta da Lisa Brühlmann per raccontare i cambiamenti della pubertà non lascia alcuno scampo allo spettatore. E le scene che si susseguono fanno vivere, a chi guarda, tutto il disagio di Mia, consegnando una visione a tratti disturbante.
Il tormento che la protagonista vive può acquietarsi solo nella consapevolezza dell’accettazione di sé e, anche se buia, questa fiaba ha la sua rigorosa morale: trovato l’amore per se stessi, si troverà anche la persona o le persone con cui condividerlo, almeno in parte. Nonostante l’inquietudine che accompagna il percorso di trasformazione, crescere dunque è inevitabile e alla fine, in terra o in mare, c’è sempre un posto in cui finalmente sentirsi a proprio agio.
Blue in My Mind è certamente una pellicola originale, forse dal ritmo un po’ lento rispetto all’irrequietezza che si prefigge di raccontare. Per essere un’opera prima è coraggiosa e fuori dalle righe, ci porta nell’abisso ricordandoci, per chi l’avesse dimenticato, la fatica di diventare adulti. Dal 13 giugno in sala.
Chiara Pascali