Nessuno mi può giudicare e Boris Il film | Tra stereotipi e autoironia
Comicità intelligente, autoironia, sarcasmo, la banda di Boris – ormai un cult tra i giovani e non solo – sbarca al cinema. Questa volta il regista René Ferretti lascia finalmente l`orrido mondo delle fiction tv e tenta il grande salto: un film d`autore, per il cinema. Libertà artistica dopo una carriera asservita ad una tv sciatta e conservatrice, piena di autori incapaci e di attori insulsi e raccomandati.

Il mitico Nando Martellone di Boris (cliché del comico popolare, grazie ad un tormentone volgare) alias Massimiliano Bruno dirige un`altra commedia graffiante, Nessuno mi può giudicare. Protagonista Paola Cortellesi nei panni di un`improbabile escort.
La trentacinquenne Alice vive in una bella villetta di Roma nord, ha un marito, un figlio di 9 anni e tre domestici extra-comunitari. Superficiale, antipatica e classista lasciata sul lastrico dall`improvvisa morte del marito è costretta a trasferirsi in periferia nel palazzo del cameriere Aziz. E l’unico modo che riesce ad escogitare per mantenere se stessa e il bambino, e guadagnare molto denaro in poco tempo è fare il mestiere più antico del mondo.
Una bella escort di professione la introdurrà nel mondo che conta: artisti, politici, imprenditori, sportivi e tutta una vasta gamma di clienti delle signorine d’alto bordo. Una storia corale, raccontata da tanti personaggi più o meno bizzarri che abitano nel quartiere. Un affresco di quell’Italia a due facce, piena di solidarietà ed amicizia e allo stesso tempo colma di contraddizioni. Due pellicole brillanti in cui la realtà supera spesso la finzione.
Francesca Bani