Case chiuse | Un film di Filippo Soldi
“Il bordello è l’unica istituzione italiana dove la competenza è premiata e il merito riconosciuto”.
Nasce da questa frase, di Indro Montanelli, la riflessione su una realtà davanti a cui in molti chiudono gli occhi, sbirciando qua e là dentro il mondo delle tentazioni. C’è chi è incuriosito, chi bisognoso, chi in carenza di ascolto e calore, chi affranto dalla guerra, chi vizioso, chi insoddisfatto e infine, ultimi non per minor presenza ma solo per stupore di cronaca, chi non regge il peso di un abito troppo puro e casto!
Al Teatro Studio dell’Auditorium di Roma, il 3 novembre sarà presentato il documentario Case Chiuse di Filippo Soldi. Un percorso nel tempo e nello spazio, non a luci rosse, dentro quelle stanze fredde dei bordelli, dove il rosso di rossetti e le calze a rete non bastano a scaldare i cuori delle prostitute. Le lunghissime lettere scritte dalle stesse, prima della legge Merlin del 20 febbraio 1958 (legge n. 75) che bandiva in Italia la chiusura delle case di tolleranza, denunciano e testimoniano le condizioni igieniche miserabili e indecenti in cui versavano quei luoghi, in cui la perdizione coloriva solo le tasche dei proprietari e le soddisfazioni dei clienti. Con materiale d’archivio, riprese d’epoca, la lettura delle lettere delle prostitute degli anni ’50 indirizzate alla Merlin, attraverso interviste a personaggi noti che, in qualche modo, hanno vissuto l’esperienza dell’incontro con gli ambienti a luci rosse, come Tinto Brass, Lando Buzzanca, Lina Wertmuller, il documentario racconta dolori e piaceri di un mestiere antico quanto la notte dei tempi. Sino a insinuarsi in quelle vie dell’arte grazie a cui poeti, scrittori, registi, fotografi e pittori hanno reso immaginario e trasudato nelle loro opere ciò che il corpo lasciava intendere e desiderare. Dalle bianche e nere notti parigine del fotografo Brassai, alla Roma di Fellini, dal vagabondare per i borghi squallidi e malfamati dello scrittore erotico Arthur Miller, dai papiri egizi del XII sec. a. C., ai dipinti delicati dei bordelli di Toulouse Lautrec.
Il documentario, pertanto, ripercorre tra passato e presente le forme che, nel corso del tempo, nei diversi luoghi e strati sociali, hanno assunto le case di tolleranza, o bordelli, o case chiuse come vennero poi chiamate da quando il decreto Crispi pose l’obbligo di tenere le persiane abbassate. Con la legge Merlin, il problema della prostituzione non venne di certo risolto. Come in molti sostengono, questa legge fu una minaccia alla stabilità di un’istituzione, in quanto le case di tolleranza tolleravano, per l’appunto, tutto ciò che minava la stabilità famigliare, tenendo sereni gli equilibri tra tre pilastri: Fede, Patria e, appunto, Famiglia. Nella storia, alcuni Vescovi e conventi, già dal 1309, si occuparono di costruire bordelli, facendo però rispettare alle ragazze anche gli orari di preghiera!
L’arte più antica del mondo ha trovato nuove forme, il dibattito oggi è apertissimo, alimentato da più punti di vista. Moralisti e perbenisti da un lato e chi, giustamente, in nome della lotta contro la vendita del proprio corpo si oppone alla riapertura dei bordelli, senza trovare soluzione ad una realtà a cui non ci si può sottrarre negando soltanto dei luoghi legalizzati, lasciando per strada e in mano agli aguzzini tante ragazze di giovanissima età, senza diritti né controllo sanitario. Schiave del sesso, ma non solo. Erano schiave di un sistema non tanto lontano da quello d’oggi. Una civiltà che sembra non volersi allontanare da forme di mercificazione del corpo, maschile o femminile che sia, seppure quest’ultimo è sempre stato più esposto in vetrina.
Patrizia Miglietta