L’angolo di Michele Anselmi
“Sono Gianfranco Carrer e vi conosco tutti” sibila il massiccio banchiere veneto, sconfitto e ormai in disgrazia, ma deciso a regolare i conti con i suoi ex amici e sodali. Sarà l’inizio di una requisitoria spettacolare, implacabile, alla quale però manca un dettaglio non da poco: pure lui, Carrer, ha approfittato per anni di quel sistema, guidando l’influente “Popolare del Nord Est”, dietro la quale non è difficile riconoscere le scandalose vicende di Veneto Banca e della Banca Popolare di Vicenza.
Esce giovedì 7 ottobre con Parthénos, dopo un passaggio al festival di Bari, il nuovo film di Alessandro Rossetto, padovano, classe 1963; e di nuovo, dopo “Piccola patria” ed “Effetto Domino”, si torna a parlare, tra realismo e allegoria, di un certo “miracolo economico” in salsa veneta. Alla base c’è un testo teatrale di Romolo Bugaro, riscritto per lo schermo insieme al regista, sicché “The Italian Banker” è una sorta di cine-pièce in due atti, a tratti grottesca e spesso sferzante; il tutto girato in un vivido bianco e nero (fotografia di Matteo Calore), quasi in una chiave espressionista, dentro una sontuosa villa palladiana, nel corso di una strana festa che inclina presto alla tragedia.
In quei saloni ormai lugubri uomini in giacca da sera e signore in abito lungo stanno ballando, tra ottusi e dionisiaci, al suono di martellanti melodie latine. Fanno parte di una certa élite vicentina, colpita dal crack di quell’istituto bancario, in passato quanto mai generoso verso di loro, ma in fondo rimasta a galla. Fra un bicchiere di champagne e un giro di ballo, le tensioni personali di una coppia sposata (ma noi sappiamo che lei lo cornifica con uno dei presenti) si intrecciano alla frustrazione collettiva, tra rancori, scenate, sciacallaggi, infamie e confessioni urticanti. Ma sarà, appunto, l’arrivo di Carrer, l’invitato più temuto e atteso, a far esplodere, letteralmente, la violenza.
Tutto in una notte, secondo un canone estetico classico che Rossetto, fluttuando morbidamente tra i corpi e le facce dei ricconi presenti, spesso ripresi in “ralenti”, restituisce in una prospettiva chiara, che lo stesso regista sintetizza così: “Molti imprenditori, immobiliaristi, costruttori e finanzieri del territorio hanno ricevuto ingenti finanziamenti ben poco trasparenti dalle loro banche, salvo dileguarsi al momento della crisi; una complicità durata fino agli ultimi giorni, di fatto a spese dei piccoli risparmiatori”.
Senza nulla togliere al “j’accuse” di Rossetto & Bugaro, vedendo il film ho pensato allo spettacolo “Lehman Trilogy” di Stefano Massini, pure al piccolo “Il banchiere anarchico” di Giulio Base; nel senso che la messa in scena teatrale, subito dichiarata, inchioda l’immoralità dei personaggi, tutti, in modo da far emergere l’impossibile moralità di una pratica bancaria.
A suo modo “The Italian Banker” è anche un documentario, poiché, certa metaforizzando, documenta fatti reali successi davvero tra il 2015 e oggi, e con essi il reticolo di connivenze, avidità e tornaconti politici che hanno garantito, impunemente, la formidabile potenza di fuoco delle “Popolari” venete.
Se il 66enne Fabio Sartor, mantello quasi da vampiro, barba e capelli lisciati all’indietro, giganteggia nel ruolo di Carrer, impancandosi a Grande Inquisitore, bene s’intona il resto del cast alla recitazione un po’ “brechtiana” insita nell’allestimento: penso a Sandra Toffolatti, Diego Ribon, Mirko Artuso, Davide Sportelli, Riccardo Gamba eccetera. Consiglio di vedere il film appena esce, per ovvi motivi.
PS. Per chi fosse incuriosito: la magione in stile palladiano, così importante nell’economia del film, è Villa Pisani, detta “La Rocca Pisana”, in località Lonigo (Vicenza).
Michele Anselmi