L’angolo di Michele Anselmi

Ogni tanto mi chiedo perché non passi mai in televisione – che io sappia, almeno – “Aurelia” di Giorgio Molteni. Sarà una questione di diritti? Non è considerato appetibile dalle piattaforme digitali? Vai a saperlo. Trattasi di commedia “on the road”, in senso letterale; fu realizzata in economia nel lontano 1986, confidando su due attori giovani e belli: Maddalena Crippa, allora ventinovenne, e Fabio Sartor, allora trentaduenne. Uscì nelle sale senza tante convinzione, targata Bim, dopo un passaggio, mi pare di ricordare, al festival di Locarno. Recensioni rispettose, distribuzione poco convinta, incassi scarsi, ma per Molteni, ligure, classe 1949, alla sua opera prima, fu comunque un buon biglietto da visita in vista del suo secondo film, che però arrivò solo nel 1990.
Ho simpatia per quel film, non saprei neanche dire perché, o forse sì: mi parve randagio e irriverente, anche un po’ pazzerello e malinconico. Di sicuro l’Aurelia, intesa come strada consolare, la stessa del “Sorpasso”, fornì uno sfondo ideale per ambientare le avventure, tra buffe e sentimentali, dei due protagonisti incontratisi per caso. Qualcuno sulla sessantina, se ha visto il film, probabilmente ricorderà.
Alla vigilia del suo matrimonio, Tommaso racconta agli amici increduli che da Roma raggiungerà la Riviera di Ponente in autostop: a Loano l’aspetta la futura moglie. Valigia alla mano, con l’abito per la cerimonia piegato lì dentro, si piazza e all’inizio della via Aurelia con scarsa fortuna, se non fosse per una disinvolta ragazza, Giuditta, autostoppista pure lei ma molto carina, che si assicura subito un passaggio per tutti e due.
Goffo e un po’ timido lui, estroversa e sensuale lei, la coppia improvvisata stringe una tenera alleanza che prelude a qualcosa di più intimo. Ma sarà la giovane donna, più realistica dello spaesato nubendo, a tirarsi indietro una volta consumato, mentre l’uomo, finalmente arrivato a Loano, non sarà più tanto convinto del passo da fare.
Magari il ricordo piacevole oscura qualche sicuro difetto, ma molto mi piacque l’idea di usare il tema musicale di “Sparring Partner” spogliando la canzone di Paolo Conte di quel testo che somiglia a mille altri del cantautore astigiano (non ne posso più di “vecchi macachi”); e anche lo stile adottato dal regista mi sembrò fresco, un po’ da film indipendente americano.
Il problema è che non so dove rivederlo, il film. Adesso quasi quasi chiedo a Molteni, che è tornato a vivere dalle sue parti in Liguria dopo tanti anni passati a Roma a sbattersi per fare cinema. Pensate: “Aurelia” è così dimenticato, pure sottostimato, che nemmeno in rete si trovano trailer o fotografie di scena, solo la locandina qui sotto, non proprio un capolavoro grafico, ammetterete.
Intanto, grazie alla sua prodigiosa prova in “The Italian Banker” di Alessandro Rossetto, sono diventato un po’ amico di Fabio Sartor, da Castelfranco Veneto, che oggi ha 67 anni, uno più di me, e continua a girare film, fiction e fare teatro. Un attore non prevedibile, molto eclettico, a suo modo titanico, favorito dalla conoscenza delle lingue. Anche lui, me l’ha confessato oggi, custodisce una passione per “Aurelia”, che fu il suo secondo film: lo capisco.

Michele Anselmi