L’angolo di Michele Anselmi | Scritto per “il Secolo XIX”
Basterebbe il titolo del “manifesto”, il quotidiano, del 30 dicembre. “Quo vado?”, a tutta prima pagina, per sfotticchiare Matteo Renzi, ritratto sotto da un foto gigante dove esibisce una smorfia da guitto durante la conferenza stampa sui “successi” del suo governo. Com’era facile immaginare, il quarto film di Luca Medici, in arte Checco Zalone, si è subito imposto nel dibattito politico e di costume, non solo perché mette in scena, in chiave di commedia farsesca con qualche riflesso sentimentale, l’ossessione tutta italiana per il cosiddetto posto fisso, ramo statale. Non a caso l’unica battuta di “Quo vado?” circolata in tv, in assenza di trailer classici con scene del film, è già un piccolo cult tra gli estimatori del pugliese, come ai tempi di certi tormentoni di Arbore & Co. Un amabile parroco del sud chiede al piccolo Zalone seduto sui banchi di scuola: «E tu, Checco, cosa vuoi fare da grande?». Risposta: «Voglio fare il posto fisso». Fa ridere, anche in questi tempi di Job Act e di numeri sull’occupazione sparati a cavolo dai governanti; semmai fanno meno sorridere quei commentatori che prendono sul serio Zalone essendo dotati di sicuro contratto a tempo indeterminato, naturalmente derubricato a “vizio italiano”. Ma questo è un altro discorso.
Uscito ieri 1.300 copie, “Quo vado?” rinnova il sodalizio miracoloso tra Zalone e il regista Gennaro Nunziante: l’ambizione è di superare i 52 milioni di euro incassati da “Sole a catinelle”. Impresa audace, certi record strabilianti sembrano oggi un miraggio, come attestano i risultati deludenti dei tre cinepanettoni “Natale col boss”, “Vacanze ai Caraibi” e “Il professor Cenerentolo” (i primi due attorno ai 6 milioni e mezzo, il terzo a 5 e mezzo). Sapremo oggi, sabato, se l’esordio di “Quo vado?” sarà stato fulminante, tale da azzerare la concorrenza di “Star Wars 7”. Pare che si registrino file dappertutto. Intanto Medusa e Taodue comunicano il “tutto esaurito”, con punte impressionanti, alle 100 anteprime svoltesi subito dopo il brindisi di Capodanno, nella notte tra giovedì e venerdì: 750 mila euro, pari a 87 mila biglietti, nel circuito Uci; 850 mila euro, pari a 95 mila biglietti, in quello The Space. Una novità per i pigri costumi italici rispetto alle feste comandate.
Il pubblico che dice? Ieri affollava le sale sin dalle prime proiezioni delle 15: famigliole con bambini, quarantenni-cinquantenni, parecchi anziani; ragazzi e ventenni sono arrivati in serata. Parlando col “Secolo XIX”, qualche settimana fa, il produttore Pietro Valsecchi s’è detto «tranquillo tranquillo tranquillo» rispetto al risultato finale, se poi il botteghino dirà 40-45 milioni ci si augura che nessuno gridi all’insuccesso. Sarebbe una sciocchezza, anche perché bisogna riconoscere che “Quo vado?” segna, pure dal punto di vista industriale, un passo avanti rispetto ai tre precedenti: riprese in Norvegia e Africa più varie località italiane, 15 settimane di lavorazione, un budget di circa 10 milioni. Quasi a dirci che nessuno s’è seduto sugli allori, a partire da Zalone. Il quale, dopo aver parodiato Massimo Gramellini da Fazio e fatto il mattatore da Giletti, non risparmia neppure i recensori: «Mi auguro per i critici che qualcuno li legga. Non per demoralizzarvi, ma la rete confonde tutto, intelligenti e cretini, per il pubblico non c’è differenza» ha scandito a un’adorante Mariarosa Mancuso del “Foglio”.
In sala il pubblico si diverte e ride, forse un po’ meno delle altre volte. Non che Zalone rinunci a qualche affondo colorito, ad allusioni vagamente sconce che i bambini non capiscono e le mamme esitano a spiegare, ma certo il film risulta più costruito, meditato, racchiuso com’è in un lungo flashback in stile “Riusciranno i nostri eroi…” che parte dall’Africa nera per ricostruire via via la buffa battaglia intrapresa dal protagonista: un impiegato dell’ufficio “Caccia e pesca”, in una Provincia meridionale in via di abolizione, deciso ad accettare angherie, mobbing e trasferimenti mortificanti pur di difendere il mitico posto fisso da tutti e tutti, specie da una crudele “tagliatrice di teste” insufflata dal ministro “riformatore”, con l’aiuto di un senatore un po’ alla Razzi. L’italiano incarnato da Checco è un concentrato di mediocrità e fantasia, egoismo furbetto e senso di adattamento, maschilismo e generosità; insomma il personaggio non cambia granché rispetto al passato, ma l’attore lo nutre di qualche sfumatura in più, specie nella lunga parentesi norvegese nella quale, dotandosi di pizzetto biondo e di un cognome che suona Zaløne, si confronta coi sobri costumi locali e una bella ricercatrice italiana dalla famiglia composita. Qua e là il regista Nunziante si prende gioco di Sorrentino e forse cita il Manfredi di “Pane e cioccolata”, mentre la canzoncina finto-celentanesca “La Prima Repubblica” ci ricorda che (un tempo?) «per un raffreddore ti davano / quattro mesi alle terme di Abano» e «con un’unghietta incarnita / eri un invalido per tutta la vita».
Michele Anselmi
————————————
“QUO VADO?”, QUASI 7 MILIONI DI EURO IN UN GIORNO
Ricevo da Medusa e Taodue e pubblico volentieri qui sotto. Un solo commento da parte mia: il successo di un film, soprattutto a questi livelli clamorosi, indica la forza indiscutibile di un fenomeno popolare che prescinde anche dalla sua qualità cinematografica in senso stretto, almeno in parte. Ma certo fa riflettere un dato: Checco Zalone ha incassato in un giorno quanto “Vacanze ai Caraibi” o “Natale col boss” in due settimane. Prima o poi bisognerà trarne qualche riflessione seria e capire che cosa produrre, almeno se si vuol far ridere il pubblico e richiamarlo al cinema. Senza per questo contrapporre Zalone ai film d’autore, che sono un’altra cosa.
——
“Quo vado?”, prodotto da Taodue, distribuito da Medusa (con oltre 1.200 copie) e diretto da Gennaro Nunziante, raggiunge numeri stellari al boxoffice: nel suo primo giorno di programmazione batte tutti i record totalizzando quasi 6,9 milioni di euro (€ 6.852.291 con oltre 930.000 presenze) e sale sul podio come il film con il miglior incasso nelle sue prime 24 ore di programmazione. Nel classifica dei film più visti c’erano “Harry Potter e i doni della morte-parte II”, “Spiderman”, rispettivamente con 3,2 milioni di euro e 2,8 milioni di euro, e l’ultimo “Star Wars” con 1,8 milioni di euro. Checco Zalone con “Quo vado?” raggiunge un altro record battendo anche se stesso: “Sole a catinelle” (uscito il 31/10/2013) 2.354.057 (343.767presenze) mentre “Che bella giornata” (uscito 05/01/2011) 2.718.522,59 (410.037presenze).