L’angolo di Michele Anselmi | Scritto per “il Secolo XIX”
A Cinecittà Luce, la società pubblica nata nel 2011 con la fusione di Istituto Luce e Cinecittà Holding, da non confondere con Cinecittà Studios, si cambia. Almeno sul piano dei compensi. Lunedì 14 luglio scade il cda che fu allegramente nominato dall’allora ministro Giancarlo Galan, ora alle prese con toste grane giudiziarie. Non s’è mai capito perché designò presidente Rodrigo Cipriani Foresio, manager cresciuto a Mediashopping, esperto di cose alimentari, o forse sì: l’aveva avuto come braccio destro al ministero delle Politiche agricole. Nel giro di poltrone conseguente, Roberto Cicutto, fino ad allora presidente, fu promosso amministratore delegato. Gli stipendi? Mica male: 150 mila euro Cipriani, 160 mila Cicutto. Mentre l’ad Luciano Sovena, temporaneamente rimosso, venne subito richiamato come consulente, sempre per occuparsi di opere prime e seconde, con un compenso da 130 mila euro all’anno, per un biennio. Il suo contratto, dopo una vita passata al Luce e dintorni con ruoli da dirigente, scade il 24 luglio; ma nel frattempo il governatore Nicola Zingaretti, l’8 luglio, l’ha nominato presidente della Roma Lazio Film Commission. «Lavorare per il cinema e per tutto il comparto dell’audiovisivo, in questo importante momento di ricostruzione, rappresenta per me una sfida che accolgo con entusiasmo e con grande senso di responsabilità» ha dichiarato l’interessato, già consulente anche della Lucana Film Commission. Mai che nessuno salti un turno nell’Italia del cinema pubblico.
Adesso però qualcosa muterà. Forse. Si spera. Il ministro Dario Franceschini, attivo e presenzialista sul fronte cinema, al pari del predecessore Massimo Bray già tornato saldamente alla Treccani, vuole dare un segno. L’ha fatto col decreto Artbonus su cultura, spettacolo e turismo, che ha ricevuto mercoledì il primo sì alla Camera; potrà confermare lo stile sobrio e avveduto mettendo mano al nuovo cda di Cinecittà Luce.
C’è chi spinge, in vista delle decisioni da prendere domani alle 17, per un amministratore unico: probabile la conferma di Cicutto, ma con una paga che, in base ai nuovi tetti previsti dal governo Renzi, sarà attorno ai 120 mila euro all’anno. Nel caso fosse nominato un presidente, ma ci si augura di no, lo stipendio non potrà superare i 30 mila euro, un quarto di quanto percepito dal nuovo ad. Ed è già una bella notizia. Quanto al terzo consigliere, finora la produttrice Tilde Corsi, non dovrebbe variare la cifra: 16 mila euro all’anno.
Anche sul versante “consulenze e collaborazioni”, dicono al Mibac, bisognerà fare qualche risparmio. In modo che le cifre siano intonate a un criterio più responsabile e rispettoso del più generale clima d’austerità nel quale tanti italiani si muovono; anche all’assottigliarsi dei fondi a disposizione del cinema italiano e della sua promozione, visto che paga il ministero.
Basterebbe dare uno sguardo ad alcune voci, correttamente pubblicate sul sito di Cinecittà Luce sotto “Pubblicità e trasparenza”, per avere uno sguardo d’insieme. Dei 130 mila euro all’anno di Sovena s’è detto, ma colpiscono pure i 118 mila euro annui percepiti da Beppe Attene, uomo eclettico e capace, dal cangiante profilo politico, come Sovena del resto, incaricato di occuparsi del capitolo documentari. Il suo contratto d’opera, sempre non in esclusiva, valido dal settembre 2013, scade il 31 dicembre 2014. Magari un ritocco all’ingiù sarà opportuno. E che dire poi, curiosando qua e là nel vasto elenco, dei tre passaggi riguardanti Antonio Monda, giornalista e scrittore certo di qualità, di stanza a New York? Per la rassegna “Open Roads” ha percepito in pochi mesi prima 28 mila dollari e poi 25 mila euro, più altri 25 mila euro per diverse iniziative oltreoceano. Il tutto tra l’aprile e il dicembre 2013. Non saranno troppi, ministro Franceschini?
Michele Anselmi