Dalla Mostra di Venezia | Incontro tra cinema e finanza

L’onda lunga degli eventi che ha animato lo Spazio “Anica Incontra”, allestito dall’Anica e La Biennale di Venezia presso l’Hotel Excelsior del Lido in occasione della 68° Mostra del Cinema, si è concluso il 9 settembre 2011 con l’appuntamento più atteso:  “Banche & Cinema”, l’incontro tra finanza e cinema organizzato insieme all’Abi (Associazione Bancaria Italiana) ed inteso ad esplorare il rapporto tra istituti di credito ed industria cinematografica .

Ad inaugurare il convegno, l’autorevole intervento del Presidente della Biennale Paolo Baratta, che ancora una volta ha sottolineato la necessità di cogliere le sfide che le nuove tecnologie, il ridimensionamento dei fondi pubblici e la comparsa di nuovi modelli di business impongono all’industria cinematografica. In particolare, Baratta ha invitato gli operatori del settore e i rappresentanti del mondo creditizio a superare l’ormai obsoleto approccio del single film project financing per approdare ad un sistema di finanziamento di interi pacchetti di produzione che consenta oltretutto una redistribuzione dei rischi connessi al prodotto cinematografico.

Mentre Riccardo Tozzi, Presidente dell’Anica, riassume i dati sull’andamento dell’industria cinematografica rivelando risultati positivi per il cinema italiano in termini di incassi e presenze, ma al contempo una generale flessione dell’intero mercato cinematografico che comprende anche i film stranieri. Urge un nuovo sistema, precisa Tozzi, capace di garantire al cinema italiano le risorse che fino a poco tempo fa  erano messe a disposizione dal Fondo Unico per lo Spettacolo. In questa direzione, aggiunge il presidente di Cattleya, va perfezionato lo strumento del tax credit inteso come credito di imposta non circoscritto solo alle imprese del settore, ma esteso a soggetti esterni, come appunto le banche, interessati ad investire nel cinema. In quest’ottica il ruolo delle banche sembra destinato ad essere la chiave strategica nel processo di transizione del cinema italiano dall’assistenzialismo alla logica di mercato.

Giovanni Sabatini, Direttore dell’Abi, conferma invece le potenzialità del cinema italiano di  diventare uno dei business principali dell’economia italiana nei prossimi anni e contestualmente uno strumento di successo per l`internazionalizzazione del sistema Paese. Va bene il tax credit per agevolare l’investimento nel cinema italiano da parte del sistema creditizio, precisa Sabatini, ma altrettanto importante sarebbe perfezionare ulteriori strumenti di finanziamento a disposizione dell’industria cinematografica come il meccanismo del Fondo Centrale di Garanzia. Il direttore Abi chiede alle imprese cinematografiche maggiore trasparenza, per fare in modo di poter disporre di tutte le  informazioni necessarie ai fini della concessione del finanziamento ed ottenere la fiducia degli istituti di credito. E’ altrettanto importante che le strutture creditizie rafforzino il proprio know-how interno in grado di comprendere le peculiarità di un’industria come quella cinematografica che non sempre presenta caratteri di redditività e autosufficienza tipici di un’attività imprenditoriale.

Riconosciuta l’importanza del tax credit esterno e del Fondo Centrale di Garanzia,  il Professore Mario La Torre, docente di Economia alla Sapienza, ribadisce la necessità di estendere lo strumento fiscale del tax credit ai fondi di investimento e di avviare, nel frattempo, un dialogo “strutturato” tra banche e cinema attraverso la costituzione di un tavolo di lavoro intorno al quale sono chiamati a collaborare in maniera fattiva tutte gli attori coinvolti tra produttori, istituzioni nazionali e operatori finanziari.

Insomma il credito d’imposta esterno sembra una formula di finanziamento innovativa a disposizione delle banche che intendono scommettere sull`industria cinematografica, anche se, come sostiene il Direttore del Ministero per i Beni e per le Attività Culturali, Nicola Borrelli, è opportuno ricordare che lo strumento fiscale del tax credit è riconducibile alla disciplina degli aiuti di stato e quindi soggetto ad approvazione da parte della Commissione Europea. I ritardi accumulati nell’effettiva entrata in vigore degli sgravi fiscali sono in gran parte dovuti al complesso iter procedurale per l’autorizzazione comunitaria degli incentivi stessi. Nonostante le difficoltà, aggiunge Borrelli, le banche hanno ugualmente investito nel cinema contribuendo alla realizzazione di importanti produzioni.

Invece, i maggiori esponenti del mondo bancario tra cui Luigi Abete, presidente BNL Gruppo BNP Paribas, Emanuele Giustini, vice-DG Banca Popolare di Vicenza, Gabriele Piccini, Country Chairman Italy Unicredit, e  Carlo Stocchetti, DG Mediocredito italiano-Gruppo Intesa Sanpaolo, hanno rivelato luci ed ombre del settore cinematografico italiano caratterizzato da debolezze strutturali quali, in particolare, la frammentazione del settore, rappresentato da piccole e medie imprese, la loro scarsa patrimonializzazione e l’elevata rischiosità del prodotto cinematografico. A tal fine gli alti rappresentanti del settore bancario hanno presentato al tavolo proposte concrete per rendere più appetibile per le banche investire nel cinema e nel contempo attenuare i rischi del prodotto cinematografico anche nel rispetto dei nuovi parametri imposti da Basilea II e III in materia di adeguatezza patrimoniale degli istituti di credito. Tra le proposte più significative vale la pena citare la costituzione di reti di impresa atte a sopperire alle carenze strutturali dell’industria cinematografica e il rafforzamento del meccanismo del Fondo Centrale di Garanzia che, in qualità di assicuratore, contribuirà a ridurre le difficoltà per l’industria cinematografica di ottenere risorse esterne sul mercato finanziario. Infine da più parti è stata avanzata la richiesta di un innalzamento del tetto del tax credit, attualmente fissato a 2 milioni e mezzo di euro, per favorire maggiori investimenti nel settore. Ma la proposta si scontra con la disciplina degli aiuti di stato richiamata dal direttore del Mibac, Nicola Borrelli, nel suo intervento.

In conclusione, appare evidente come il settore cinematografico rappresenti ormai per le banche  una nuova opportunità di business ma al contempo non priva di incognite a livello di gestione dei rischi e profittabilità degli investimenti. D’altro canto, come sottolineato dal Ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, il cinema è un settore in crescita con un valore dell’intera filiera pari a due miliardi. Per  valorizzare questa risorsa, aggiunge il Ministro, è necessario costituire un tavolo di concertazione nazionale tra produttori, associazioni degli autori, istituzioni nazionali e operatori finanziari che possano contribuire al suo sviluppo.

Monica Straniero