“Ti amerò sempre” la frase del titolo la si immagina proferita dalla bocca della donna il cui volto giganteggia nel poster e fa paura: è l’espressione verbale di un’ossessione, di una sete inestinguibile di possesso nei confronti di una persona assente, ma costantemente oggetto di rievocazione e ripensamento. Un’anima che coltiva i suoi segreti nell’isolamento dalla società e dal mondo. La locandina la sorprende nel momento in cui i suoi occhi si spalancano di fronte a una qualche realtà per lei sconvolgente, mentre il resto del viso resta quasi imperturbabile: quale sarà la sua reazione? Assisteremo all’incontrollata esplosione di una follia a lungo rattenuta oppure vedremo una fiaccola accesa estinguersi lentamente nella rassegnazione. Il personaggio così tratteggiato pare uscito da una pagina di Simenon. La pellicola dello scrittore francese Claudel, per la prima volta dietro la macchina da presa, esplora dunque i territori del noir.
di Augusto Leone