Tutto ha inizio da un fatto incredibile, ma vero rinvenuto su un quotidiano come tanti dallo scrittore Alastair Siddons. Solo pochi anni prima, in una zona popolare a sud-ovest dell’Inghilterra, una famiglia nomade semina terrore derubando abitazioni. Il clan è accusato di essere responsabile per quasi il 65% dei crimini commessi nella zona. Appassionatosi al contenuto dell’articolo, Siddons parla ad Adam Smith, consigliandogli di adattare la storia per il grande schermo. Così un regista di videoclip, noto per aver girato alcuni episodi di Doctor Who e Skins, dirige il suo primo lungometraggio. Il film è tutto tranne che un thriller alla dinamite concentrato sull’ascesa e la caduta di una banda fuorilegge.
Codice criminale non è solo un film d’azione, ma soprattutto un dramma familiare, il ritratto di una comunità nomade, un percorso emotivo teso a raccontare i legami interpersonali tra un membro e l’altro del clan protagonista. Se Animal Kingdom di David Michôd coinvolgeva il pubblico immergendolo nelle vicende di sangue di una collettività criminale, Trespass Against Us (titolo originale del film) assottiglia la narrazione favorendo il colpo d’occhio su un insolito microcosmo, quello dei Cutler, congrega dominata da un despotico patriarca (uno straordinario Brendan Gleeson), Colby. Suo figlio Chad (Michael Fassbender, nervoso e sensibile) ha deciso di voltare le spalle ai valori della tradizione e della famiglia. Inevitabile lo scontro con la volontà genitoriale, fedele alla solidarietà di gruppo e a un modo di vivere abbracciato con fierezza. Se il patriarca vuol fare del figlio il degno erede del proprio clan, quest’ultimo rifiuta lo scettro scegliendo per i suoi un futuro sedentario lontano dalla sopravvivenza violenta del campo, alla larga da espedienti e rapine. Emarginati dai civili, vittime del pregiudizio, i protagonisti del film non sono certo bravi ragazzi, ma anime nere, uomini attratti dal pericolo come da un inestinguibile fuoco primordiale. Chad, destinatario di una singolare educazione, apprenderà una ad una le regole del gioco a bordo di vetture “prese in prestito”, lanciate a tutta velocità, più rapide del vento per sfuggire alla polizia, ai suoi uomini in divisa perennemente in allerta, coprotagonisti di sfrenati inseguimenti.
Pilota di talento, il giovane Cutler gioca con gli sbirri, aggiungendo adrenalina ad una guida acrobatica esibita con spavalderia. Sono questi momenti di puro divertissement dove alle auto in corsa fa eco una colonna sonora di note tese e vibranti (notevole l’apporto dei The Chemical Brothers). Allo stesso tempo Codice criminale si interessa di altri e più nobili sentimenti. È l’amore a provocare Chad, alimentando nell’uomo il desiderio di allontanarsi dalla vecchia vita per proteggere la moglie e offrire ai figli l’istruzione che il padre gli aveva negato. Colby, di contro, portatore di convinzioni obsolete, è l’erede di una tradizione d’altri tempi. Il campo nomade è luogo di infinite contraddizioni. Si parla di legami di sangue, ambizione, redenzione, eredità da trasmettere. Chad, schiacciato dal padre per le sue idee “progressiste”, malvoluto dai normali cittadini che lo reputano alla stregua di un selvaggio, paga a sue spese il proprio destino di apolide. Al suo status fa eco il triste destino di migliaia di persone, uomini e donne in viaggio attraverso l’Europa alla ricerca di una terra ospitale. Il film è avvalorato da grandi prove d’attore. Le performance dell’intero cast sono di altissimo livello. Ogni singola interpretazione è resa ancor più credibile e vivace dall’utilizzo di un idioma locale, dialetto inglese che aggiunge spessore all’universo filmato. Nelle sale italiane da mercoledì 28 giugno.
Chiara Roggino