L’angolo di Michele Anselmi | Scritto per Cinemonitor
Quasi un trattatello di pedagogia in forma di commedia adolescenziale, s’intende tenera e rassicurante, rivolta anche alle famiglie. Con “Come diventare grandi nonostante i genitori” la Walt Disney (ramo Italia) prova a lanciarsi nella produzione “local”, magari per saggiare il terreno in vista di un impegno più organico. Lo fa, appunto, con un film tutto italiano che esce il 24 novembre. I nomi coinvolti non sono male. Ci sono il regista Luca Lucini, che si fece conoscere con “Tre metri sopra il cielo”; lo sceneggiatore Gennaro Nunziante, sodale storico di Checco Zalone e pure regista dei suoi film da record; attori del calibro di Giovanna Mezzogiorno, Margherita Buy e Matthew Modine, tutti e tre in partecipazione speciale, accanto ai sempre intonati Roberto Citran, Paolo Calabresi e Sara D’Amario; e poi un ottetto di giovani interpreti sotto i vent’anni chiamati a dare un po’ di festosa “verità” alla vicenda, da leggere in chiave di romanzo di formazione (senza esagerare).
L’idea è apprezzabile, un po’ meno la realizzazione, perché il film, peraltro gradevole e con una sorpresa finale ben piazzata, pencola sul piano dello stile verso modelli televisivi di tranquilla confezione. Insomma siamo più dalle parti di “Tutta la musica del cuore” che di “School of Rock” con Jack Blake. La musica c’entra perché “Come diventare grandi nonostante i genitori” racconta le traversie che un gruppo di liceali deve affrontare per mettere in piedi, contro tutto e tutti, una band pop chiamata Alex&Co. (si poteva scegliere di meglio). Alex, sedicenne, è indiscutibilmente il leader: suona la chitarra, canta, fa da frontman, ma carattere e determinazione non bastano se hai di fronte una preside “stronza” che frustra i sogni di quei ragazzi, negando sala prove, piccoli contributi, anche un minimo di incoraggiamento. Tuttavia il gruppo, rinforzato dall’ingresso di un pianista-prodigio, partecipa ad un concorso e arriva in finale: a quel punto tutto si complica…
«I maestri cattivi sono quelli che si ricordano con più amore quando si diventa grandi» sentiamo teorizzare nell’epilogo del film, e vai a sapere se è vero. A occhio no. Almeno non capita se quei prof sono stati davvero cattivi in classe. Ma Lucini & Nunziante non puntano alla nostalgia, per ovvi motivi, semmai si divertono a offrire un catalogo di genitori moderni, assai protettivi, per lo più benestanti e borghesi tranne uno, il più simpatico, tutti alle prese con i rispettivi figli viziatelli. Nessuno di loro sembra credere al talento artistico-musicale di quei ragazzi, tutti vorrebbero che impiegassero il tempo libero in altro modo; e qui nasce naturalmente il conflitto, per la serie: riusciranno Alex&Co. ad andare dritti per la loro strada contro tutto e tutti?
Vedendo il film vene da pensare a quel libro del giornalista Antonio Polito, uscito per Rizzoli qualche anno fa col titolo “Contro i papà”. Polito, egli stesso genitore, analizza un certo atteggiamento da “papà-orsetto” alquanto diffuso in Italia, per giungere alla conclusione che un certo grado di durezza, se non diventa autoritaria e castrante, può essere utile a far crescere i figli ben piantati nella realtà.
E ci fermiamo qui, perché “Come diventare grandi nonostante i genitori” spiazza e confonde le acque, sin dalla prima inquadratura, in modo da combinare pathos familiare e commedia adolescenziale. Chissà se funzionerà. La scommessa è interessante sul piano del mercato.
PS. Purtroppo solo uno della band, il pianista Emanuele Misuraca, suona davvero, pure bene, e si sente. Gli altri fanno perlopiù finta, il leader Alex, ovvero Leonardo Cecchi, neanche prova ad simulare gli accordi, e si vede.
Michele Anselmi