“Crashing” è la serie che vale la pena vedere se si ha già avuto modo di apprezzare l’originalità di “Fleabag” e la scrittura di Phoebe Waller Bridge. La parola d’ordine questa volta è: caos. Tutto è sottosopra nel mondo di questa miniserie che conta solo sei episodi.

Sei è anche il numero dei ‘quasi trentenni’ che, a Londra, hanno deciso di vivere come guardiani di uno stabile abbandonato, un vecchio ospedale vuoto e malmesso, in cui tutto cade a pezzi.
Le grandi stanze dell’edificio diventano così i luoghi di intrighi, di risate, di cene strampalate e incontri di passione, il luogo in cui gli scheletri nell’armadio degli strani personaggi del mondo di “Crashing” vengono allo scoperto. Perché i protagonisti della serie ideata e sceneggiata da Phoebe Waller Bridge sono bizzarri davvero, ed estremamente complessi. Più che semplici stereotipi del reale, sono la rappresentazione delle difficoltà che si incontrano nella ricerca di sé stessi e nella propria affermazione, specialmente sulla soglia dei trent’anni. Perché i sei personaggi sono in cerca di qualcosa – quasi in un moderno omaggio pirandelliano –, di un qualcosa che forse, alla fine, troveranno.

Ed è con questa premessa che le due dimensioni tipiche e potenti della Waller Bridge si uniscono: quella introspettiva da un lato e quella teatrale dall’altro. La prima diventa una profonda riflessione sulla vita, sui rapporti e sul passato che è sempre parte del presente. La seconda si apre ugualmente a più direzioni; in una specie di rivoluzionato teatro dell’assurdo assistiamo infatti all’incontro tra la commedia e l’equivoco, sempre addentrandoci nella profondità dei rapporti umani. La svolta ci sarà solo con l’entrata in scena della stessa Waller Bridge, che stavolta non veste più i panni di una dolce e insicura Fleabag, ma si fa portavoce di una personalità scomoda, catartica. Lulu sembra infatti essere il personaggio catalizzatore di tutti gli aspetti irrisolti degli altri, dalla vita di coppia di Anthony e Kate, alla sessualità di Sam, passando per i tormenti di Melody.

Le battute serrate e la comicità tagliente sorreggono le esilaranti interazioni tra i personaggi le cui voci si fondono e si alternano in una coralità che riesce ad essere ordinata e caotica allo stesso tempo. L’originalità dell’autrice è ancora una volta in prima linea ed è il motore propulsore del tutto. Questa caratteristica emerge in modo importante nella scelta della location, l’ospedale abbandonato, ma è ancor più visibile nella caratterizzazione dei personaggi protagonisti, che rendono “Crashing” diverso da qualsiasi cosa sia mai stato creato. La miniserie vede alla regia George Kane. La trovate in streaming su Netflix.

Chiara Fedeli