L’angolo di Michele Anselmi
Sul poster di “Avengers – Infinity War” ho contato, se non vado errato, 22 personaggi, tra supereroi, cattivi e comprimari. Ma pare che, variamente mischiati nel kolossal, il terzo della serie dopo quelli del 2012 e del 2015, ce ne siano 76, per la gioia dei cultori del cine-universo a fumetti Marvel. Bisogna essere esperti del ramo per riconoscerli tutti, e comunque suggerisco, a mo’ di istruzioni per l’uso, la lettura in rete di un utile file di “Il Post” intitolato: “Per vedere il nuovo Avengers bisogna ripassare alcune cose”.
Diretto dai fratelli Joe e Anthony Russo, forti di un budget che si aggira sui 300 milioni di dollari con l’ambizione di superare 1 miliardo al botteghino planetario, il terzo “Avengers” dura 149 minuti e bisogna proprio vederli tutti, perché, secondo tradizione, dopo i titoli di coda tornano le immagini con una specie di sorpresa che allude al quarto capitolo, già girato e pronto per maggio 2019.
Del resto, il gigantismo è d’obbligo se vuoi tener desta la curiosità degli spettatori, dentro una strategia stilistica/narrativa/promozionale che ogni volta deve rilanciare, reinventando i personaggi (look, divise, armamenti, poteri) o aggiungendone di nuovi, perché il gruppone si infoltisca all’infinito, come la guerra in questione.
Qui l’alleanza storica è tra gli Avengers e i Guardiani della Galassia, e servono tutti perché c’è da combattere il colosso-alieno Thanos, assurto a protagonista come “vilain”, il quale vuole rimodellare l’universo a suo piacimento assicurandosi, l’una dopo l’altra, le sei gemme del Potere e dello Spazio, per incastonarle nel guanto sinistro e sfruttarne il potere immenso.
Giova, ripeto, essere appassionati del genere per cogliere riferimenti, sottostorie, trame parallele e strizzatine d’occhio agli episodi precedenti della galassia Marvel. Naturalmente il vecchio Stan Lee, al volante di un autobus scolastico, strappa il sorriso dicendo: “Ragazzi, non avete mai visto un’astronave aliena?”; mentre gli sceneggiatori si divertono a citare, in quel contesto ironico-fantascientifico, film come “Aliens – Scontro finale” di James Cameron e addirittura “Footloose” di Herbert Ross, due must degli anni Ottanta.
Intinto in un costoso apparato di effetti speciali digitali con contorno di tecniche motion capture, “Avengers. Infinity War” sfodera ogni tanto momenti pensosi e dolenti, ma in un clima perlopiù ironico, da epica rock band che si rimette insieme (c’è anche una battuta sui Beatles) per salvare l’umanità dalle mire dell’invincibile Thanos, dentro il quale si annida Josh Brolin.
Il cast, per forza di cose, va sul sicuro, riportando sul campo di battaglia, solo per dirne alcuni, Robert Downey Jr.-Iron Man, Chris Evans-Captain America, Chris Hemsworth-Thor, Scarlett Johansson-Vedova Nera, Benedict Cumberbatch-Doctor Strange, Chadwick Boseman-Black Panther, Paul Bettany-Visione, Tom Holland-Spider Man… Non è che si sforzino granché sul piano della recitazione, ma sono le regole del gioco. Carina però l’idea, quasi dal gusto psicoanalitico, di mostrare il tenero e imbranato Mark Ruffalo alle prese con il notoriamente arrabbiato Hulk che invece non vuole risvegliarsi a comando.
Michele Anselmi