In competizione all’ultima edizione del Festival di Cannes, “Crimes of the Future” segna il tanto atteso ritorno sul grande schermo del cineasta canadese David Cronenberg, otto anni dopo il riuscito “Maps to the Stars” (2014). Dopo aver svelato la spietatezza del capitalismo in “Cosmopolis” e aver denunciato il meccanismo corrotto dello star system nella pellicola del 2014, il regista di culto cerca la sintesi tra lo stile cerebrale che caratterizza i suoi lungometraggi del Ventunesimo secolo e il body-horror che alcune delle sue prime opere come “Rabid – Sete di sangue” o “Brood – La covata malefica” fino alla maturità di “Videodrome” o “La mosca” hanno di fatto definito. La metamorfosi del corpo non viene più nascosta, ma ancora una volta mostrata esplicitamente in tutta la sua potenza visiva. Era, infatti, dal sottovalutato “eXistenZ” del 1999 che il cineasta aveva abbandonato la mutazione della carne come soluzione stilistica, vero e proprio marchio di fabbrica della sua poetica cinematografica.
“Crimes of the Future” è un film Sci-Fi ambientato in un futuro distopico in cui l’inquinamento ha portato al collasso dell’ecosistema terrestre. A causa di ciò, il genere umano sta riscontrando delle strane anomalie biologiche. Un bambino è nato con un apparato digerente capace di deglutire la plastica, mentre il personaggio interpretato da Viggo Mortensen, Saul Tenser, sviluppa inconsciamente nuovi organi che proliferano all’interno del suo corpo. Il protagonista della pellicola insieme alla sua assistente Caprice (Léa Seydoux) allestiscono spettacoli di arte performativa, in cui eseguono per una platea di curiosi delle operazioni chirurgiche. “La chirurgia è il nuovo sesso”, si afferma ad un certo punto della pellicola: l’umanità si sta evolvendo verso qualcosa di spaventosamente alieno. Lo spettatore assiste agli albori di un nuovo tipo di essere (post)umano, geneticamente modificato ed incapace di provare più dolore. Il dominio di questo cambiamento epocale è conteso da due forze diametralmente opposte: da una parte il governo cerca di catalogare queste mutazioni per limitarne la diffusione, dall’altra un manipolo di ribelli geneticamente modificati è pronto a mostrare al mondo intero i dirompenti effetti delle mutazioni, sancendo così la nascita di una nuova era.
Il film è un concentrato delle tematiche che caratterizzano l’immaginario del cinema cronenberghiano. Sono numerosi i rimandi alla violenza masochista, al voyeurismo e all’ibridazione tra l’uomo e la macchina che ricordano le atmosfere di pellicole come “Crash” o “Videodrome”. Il lungometraggio riattualizza agli anni Venti del Ventunesimo secolo le riflessioni del cineasta canadese, aprendosi a innumerevoli chiavi di lettura e riflessioni metacinematografiche. Cronenberg si interroga su cosa significhi realmente essere umani, ma anche su quale sia il ruolo ricoperto dell’arte e dell’artista nella società, per citarne solo un paio. Il film riesce sicuramente a sprofondare lo spettatore in una spessa coltre ansiogena che ricorda il neo-noir, dominata dalla cupa fotografia di Douglas Koch e dalla score elettronica dal sapore ambient composta da Howard Shore. Convincono, inoltre, le interpretazioni dei due personaggi principali, Saul Tencer e Caprice. Il film lascia forse troppo spazio al non detto, non riuscendo a creare, nelle quasi due ore di durata, un universo coerente governato da leggi e dinamiche veramente chiare e comprensibili, anche se questo alimenta certamente l’alone di mistero attorno alla vicenda messa in scena da Cronenberg.
In definitiva, “Crimes of the Future”, complice anche il ritorno a venature body horror, è una perfetta, quanto instabile, sintesi della poetica registica del cineasta canadese. Gli spettatori che cercheranno qualche innovazione stilistico-formale da parte di questa pellicola rimarranno probabilmente delusi. Chi, invece, è intenzionato a fruire di una delle opere che meglio sintetizza le suggestioni visive e tematiche del regista si perderà, certamente, nella profondità delle sue tematiche e nell’oscurità della sua messa in scena.

Gioele Barsotti