L’angolo di Michele Anselmi 

Rischia di arrivare fuori tempo massimo, come una sorta di cineromanzo su “l’amore i tempi del Covid”, il nuovo film di Claire Denis, classe 1946. Molto apprezzata all’inizio della sua carriera per titoli come “Al diavolo la morte” e “Nénette e Boni”, la regista francese ha vinto l’Orso d’argento a Belino 2022 con “Avec amour et acharnement” che ora esce da noi, il 17 novembre, targato Europictures, col titolo meno allusivo “Incroci sentimentali”. Quello originale evoca l’amore e l’ostinazione con i quali i due protagonisti, Sara e Jean, incarnati da Juliette Binoche e Vincent Lindon, provano a tenere insieme il loro legame sentimentale, dopo dieci anni di convivenza.
Siamo a Parigi, in un piccolo attico con amabile terrazza sui tetti della metropoli, e nell’incipit, durante una vacanza al mare senza mascherine sanitarie, abbiamo appena visto quanto si amino i due bei cinquantenni: lei fa la giornalista in una radio, è specializzata in temi civili legati al razzismo; lui è un ex campione di rugby, reduce da qualche anno di carcere (non sappiamo perché) e con un figlio “meticcio” cresciuto dalla nonna. Sara e Jean sembrano amarsi, desiderarsi, il sesso è ancora gioioso, ma forse non tutto è così tranquillo tra i due; anche perché lui, disoccupato, spesso deve ricorrere alla carta di credito “blu” intestata a lei.
Un lavoro aiuterebbe Jean a uscire da quel senso di irresolutezza che lo tormenta, e infatti il suo ex socio, il disinvolto e gaudente François, cioè Grégoire Colin, si rifà vivo offrendogli di rimettere insieme un’attività sportiva. Solo che François fu compagno di Sara, dentro una storia squassante, e solo nel rivederlo la donna, come risvegliata all’antica passione, va in pezzi, ricominciando a flirtare con l’ex e insieme costringendosi ad amare il povero Jean, il quale va in crisi, con effetti devastanti. Chi è il suo vero “mon amour”?
Il triangolo è molto parigino, o forse universale, ma certo Denis adotta uno stile squisitamente francese, da cinema d’autore con una punta di Lelouch-style, nel portare sullo schermo il romanzo “Un tournant de la vie” di Christine Angot, pubblicato nel 2018. E quindi: primi piani ravvicinatissimi, a cogliere le espressioni, le rughe e le variazioni d’umore dei personaggi; un clima da ”thriller sentimentale”, come di minaccia costante; le musiche dei Tindersticks che sembrano spingere verso una dimensione noir (bella la canzone “Both Side od the Blade”, che fa anche da titolo internazionale del film); una generale atmosfera nervosa, di ansia, che bordeggia lo psicodramma realistico, fino al clamoroso litigio in sottofinale.
Colpisce, ma in buona misura è la qualità del film, l’irresolutezza amorosa di Sara, sempre in bilico tra i due uomini, indecisa su quale passione favorire, risoluta nel difendersi e nell’autoassolversi, come vittima di una coazione a ripetere che la porterà a perdersi, a disconnettersi da tutto forse senza volerlo. Juliette Binoche è al solito attrice magnifica, anche audace nello spogliarsi completamente nelle scene di sesso, a differenze delle colleghe italiane della sua età (58 anni); Vincent Lindon, 63 anni, ormai incarna una certa icona maschile, tra rabbiosa e vulnerabile, sempre a un passo dall’esplodere. Probabilmente 116 minuti sono troppi, ci sono bellurie estetiche e divagazioni verbose che appesantiscono il ritmo; tuttavia si esce da “Incroci sentimentali”, se piace il genere, con la sensazione che Claire Denis abbia saputo dare “un vestito” adeguato alle strettoie sentimentali che tutti, più o meno, abbiamo vissuto così.

Michele Anselmi