Il diario americano di Roberto Faenza | Come fare un film a New York e sopravvivere

Sindacati. Avere a che fare con i sindacati americani per girare una pellicola è una iattura. Se il tuo budget è sotto un milione e mezzo di dollari, puoi fare un “film non union” e assumere chi ti pare. Ma se il budget va oltre, come è il caso del nostro Un giorno questo dolore ti sarà utile, si deve passare sotto il dominio delle union e sottostare ai loro diktat. Potrai impiegare solo membri delle union e nessun altro. Prova a spostare una sedia: ti fermano e ti dicono che c’è un loro addetto incaricato, tu non lo puoi fare. Idem per quanto concerne gli attori. Se nel tuo cast ci sono attori del sindacato SAG (Screen Actor Guild), prova a mettere in una inquadratura un tuo amico che passa e saluta: ti fermano il lavoro. Potrai impiegare solo attori SAG e persino le comparse dovranno farne parte. Per essere ammesso alle union, i lavoratori devono attendere parecchio e passare un esame micidiale presieduto da una commissione esaminatrice. Ma senza raccomandazioni o amicizie (anche qui!) pare sia impresa ardua superarlo. Entri con una qualifica e poi devi sudare anni per passare di grado. Essere membri delle union dà diritto a una paga migliore e soprattutto a pagare meno tasse per le assicurazioni. Esempio: un lavoratore non union con una qualifica bassa paga qualche centinaia di dollari ogni mese per l’assicurazione, se è union ne paga un terzo ogni  trimestre. Mentre da noi è un diritto palese di ogni lavoratore potersi iscrivere a un sindacato, in America è un privilegio, una specie di regalia dispensata dalle union che controllano il mercato del lavoro. Per le union americane un lavoratore non iscritto non è considerato un lavoratore. Non va difeso, non va protetto, anzi gli viene persino impedito di lavorare. Succede così che gli imprenditori, nel caso del cinema i produttori di un “film union”, non possono assumere alcun lavoratore non union. Pertanto i precari possono partecipare solo ai “film non union”, sottopagati e spesso sfruttati. E’ una condizione aberrante del mercato del lavoro. Del resto di che stupirsi delle union, vedi i potenti Teamsters (sindacato degli autotrasportatori), che sono stati guidati per anni da quel Jimmy Hoffa messo in carcere per corruzione, noto per i suoi legami con la mafia. Ma la cosa incomprensibile è che milioni di lavoratori fuori union, cioè non protetti, ovvero precari, non si organizzino e non creino un proprio sindacato, capace di rappresentarli per contrastare chi non riconosce i loro diritti.  La contraddizione più eclatante delle union non è fissare regole e restrizioni il più delle volte assurde, ma  non  proteggere i lavoratori quando non lavorano. Infatti se la produzione decide di non lavorare un giorno, la troupe resta a casa senza essere pagata. Cosa che in Italia e in tutta Europa non sarebbe neppure concepibile. Per non parlare del regime quali poliziesco messo in atto talvolta dalle union: penalty se ritardi la pausa pranzo, penalty se fai qualcosa che spetta agli addetti, penalty se ogni sei ore di lavoro non provvedi a un nuovo pasto… tutte azioni punitive che si traducono in multe pecuniarie a volte davvero salate. Mangiare sul set è sacro. Ci sono gli addetti del catering vero e proprio (breakfast, lunch e dinner), distinto dal craft service, che è un catering permanente sul set, pronto a servire a ogni istante, bevande, frutta, dolci.  
Contraddizioni sindacali. Controsenso di alcuni comportamenti delle union. Nessun fotografo è autorizzato a scattare foto sul set a meno che sia un fotografo membro delle union. Ma quando sei in esterno, ecco arrivare un fiume di “paparazzi”, come li chiamano qui, che si piazzano davanti ai nostri attori e scattano flash indisturbati. Nessuno li può evitare. In una scena del film, Toby Regbo, mentre recita accanto a Lucy Liu, si arrabbia per questa presenza invasiva, ma quelli non si spostano. Dicono che siamo sul suolo pubblico e che hanno diritto di fare quello che gli pare. Se protestiamo si incattiviscono e succede il peggio.

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