Il diario americano di Roberto Faenza | Come fare un film a New York e sopravvivere
Casting. Si divide in vero e proprio casting per gli attori e casting per extra (comparse e figuranti). Una divisione in caste che a mio avviso poco si addice alla ricchezza di attori e personaggi che popolano NY. Una curiosità per noi incomprensibile: come regista non posso parlare con le comparse e le figurazioni, né impartire loro ordini, perché altrimenti possono chiedere di essere pagati come attori. Con loro possono parlare solo gli aiuti registi e gli assistenti. Si presume, e la cosa sa parecchio di classismo, che le comparse e le figurazioni non siamo all’altezza di parlare direttamente con il regista. Quando diventa membro delle union, il lavoratore si sente appartenere a un a casta superiore ed è portato a guardare dall’alto al basso, come minores, i lavoratori che ancora non sono riusciti a entrare nelle union. Sconcertante pratica da biasimare.
Attori. Spesso e giustamente dal loro punto di vista pretendono dai registi un mare di spiegazioni. Perché vado lì invece di là, perché dire questo quando potrei dire quello. Cosa significa questa azione… e così via. Il più delle volte i registi non sanno che rispondere, oppure sono talmente indaffarati da non avere tempo di soddisfare tante domande. Capita dunque che i primi si risentano, quando non si irritano. Amano essere guidati e si sentono abbandonati quando il regista non si prende abbastanza cura di loro. Ci sono però anche attori che preferiscono auto dirigersi, quando si sentono tanto sicuri da poter fare a meno del regista. E’ il caso degli attori-registi, sempre più frequenti, specie nel cinema italiano. Per non parlare poi degli attori che io chiamo fondamentalisti, i seguaci del metodo. Per lo più sono gli affiliati giovani dell’Actors Studio o gli allievi ortodossi di qualche altra scuola. Costoro spesso scambiano il metodo per il fine della recitazione, allora diventano insopportabili. Penso a un attore di cui preferisco non fare il nome, che dovendo interpretare una certa scena mi ha chiesto cosa avrebbe pensato sua madre di lui in quel frangente. Ricordo Sylvia Sidney, l’attrice preferita da Fritz Lang (Fury) e da Hitchcock (Sabotage), che nel 1983 a New York ha girato con me Copkiller, la quale di fronte a un fondamentalista del metodo gli chiese: secondo te, se dovessi interpretare il ruolo di un prostituta dovrei prima andare sul marciapiedi a battere?
Stand in: sono attori in genere appartenenti alla categoria delle comparse, ma pagati di più. Sostituiscono gli attori protagonisti durante le prove. Ogni attore protagonista ha diritto al suo stand in. Gli attori giovani alle prime armi amano offrirsi come stand in per vari motivi: intanto imparano a veder recitare gli attori affermati e inoltre vengono a contatto con registi e produttori. Il loro è però un lavoro massacrante: stare immobili ore e ore sotto le luci oppure al freddo o al sole, spesso in situazioni notevolmente scomode.
Script doctor e polisher. Lo sceneggiatore ti saluta appena ti consegna l’ultima versione. Il problema oggi è che l’ultima versione non è mai tale. Devi cambiarla dopo i sopralluoghi, dopo le prove con gli attori, dopo tanti infiniti passaggi prima di girare e soprattutto durante le riprese. A quel punto lo sceneggiatore, che nel frattempo ha preso altri impegni, non è più al fianco del regista, che si sente solo. Le sceneggiature, come diceva Eduardo per gli esami, non finiscono mai. Allora ecco che gli americani hanno inventato un nuovo genere di professionista per il pronto intervento delle sceneggiature. E’ lo “script doctor”. Arriva dal regista e un po’ come Mr. Wolf, il kleener di Pulp Fiction, si mette al lavoro per aggiornare scene e dialoghi. E’ una fortuna che ci siano, altrimenti il regista è perduto, a meno di aggrapparsi al telefono sperando che il suo sceneggiatore gli risponda. Per non parlare di quando sei sul set e gli attori vogliono cambiare le battute. Insomma la sceneggiatura è un qualcosa di immateriale, soggetta a variazioni perenni. Per il nostro film abbiamo assunto uno script doctor di rara esperienza che viene da Los Angeles. Mi è di grande aiuto. Ho bisogno di una nuova battuta? Eccola. Consigli per una nuova scena? Pronti. Sembra uno scherzo ma invece è davvero una presenza positiva. Vi siete mai chiesti come abbia potuto campare Terrence Malick, il leggendario regista, che in quarant’anni di carriera ha diretto solo 4 film? Facendo lo script doctor, cioè correggendo le sceneggiature altrui, specie durante il soggiorno a Parigi. Un gradino inferiore allo script doctor, siede il polisher, una specie di supervisore addetto a “ripulire” da eventuali errori e dimenticanze la versione licenziata dagli sceneggiatori.