L’angolo di Michele Anselmi | Per “Misfatto” (dal “Fatto Quotidiano”)

Sarà una roba da puristi, e poi guai a dire che Quentin Tarantino forse non è il genio assoluto e indiscutibile di cui tutti si ubriacano. Tuttavia se fai un western con qualche pretesa storica, ambientato nel 1858, tre anni prima della sanguinosa Guerra Civile (per noi italiani “di Secessione”), magari sarebbe il caso di far impugnare ai protagonisti le armi giuste, esistenti all’epoca dei fatti. Dice: ma Quentin se ne infischia, il Django nero di Jamie Foxx cita nel giubbetto verde la serie tv “Bonanza” e indossa strafighi occhiali da sole, l’accuratezza non sta nella ricostruzione ma nel racconto della ferocia schiavista. Però, a quei prezzi, un film dovrebbe porre attenzione a dettagli per nulla marginali, visto che in “Django Unchained” i cattivi muoiono in quantità industriale, in un tripudio di sparatorie e fiotti di sangue.

Accade dappertutto, per carità. Nessuno fece caso, ad esempio, al fatto che nell’italiano “20 sigarette”, sulla strage di Nassirya, i soldati della Brigata Sassari usassero i fucili da guerra M-16 dell’esercito americano invece dei Beretta AR 70 d’ordinanza. Magari una distrazione legata al budget ridotto, per la serie: usiamo quello che c’è, tanto chi si ne accorge?
Solo che il western di Tarantino costa 100 milioni di dollari, esce in tutto il mondo, prova a rilanciare un genere dato ciclicamente per morto, accampa, pur nelle strizzatine d’occhio al cosiddetto spaghetti-western di Leone, Corbucci, Barboni eccetera, un’ambizione sottilmente politica, di riflessione su un pezzo di storia patria che sarebbe poco affrontato al cinema (non è vero, in realtà).

Per questo infastidiscono le sviste di chi, a partire dal permaloso Tarantino, s’è occupato del reparto tecnico. Nel 1858 i revolver a sei colpi, che fossero Colt o Remington, erano tutti ad avancarica, solo nei primi anni del decennio successivo i tamburi vennero convertiti a retrocarica, cioè caricati a cartucce. E anche il fucile Henry con leva, anticipatore del mitico Winchester ‘66, non esisteva ancora, se non nella testa del suo inventore. Nessuno chiede a Tarantino d’essere pignolo come Kevin Costner. Nel crepuscolare e bellissimo “Oper range – Terra di confine” volle che perfino il suono degli spari risultasse verosimile: più basso e sordo, non sibilante come nelle carnevalate leonine. Però se fai un western oggi, per quanto post-moderno e visionario, un po’ di cura non guasterebbe. È come se in un film sul Risorgimento i garibaldini sparassero con i micidiali Chassepot usati contro di loro nel 1867 a Mentana dai nemici francesi…

Michele Anselmi