L’angolo di Michele Anselmi

Non poteva esserci gara, infatti non c’è stata. Sarà “È stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino a rappresentare l’Italia nella corsa all’Oscar, edizione 94, sempre che il film, per ora solo designato dall’Italia, finisca nella cinquina dedicata ai titoli “internazionali”, cioè non girati in inglese. Così ha deciso la commissione di esperti riunitasi stamattina presso l’Anica. La scelta a larghissima maggioranza, direi quasi all’unanimità: nel terzo scrutinio 10 voti sono andati a “È stata la mano di Dio”, appunto di Sorrentino, 1 a “Qui rido io” di Mario Martone. Un vantaggio chiaro sin dalla prima votazione, quando il film di Sorrentino s’era subito imposto sui principali concorrenti, cioè “Qui rido io”, “Freaks Out” e “Ariaferma”, con la sorpresa “Mondocane” (?). Nella seconda votazione il campo s’era ristretto: 9 a Sorrentino, 2 a Martone. Infine quel 10 a 1 risolutore.
Chi ha deciso? Ecco i membri della commissione, rimasta come al solito segreta fino all’ultimo per quella che ritengo una discutibile scelta dell’Anica: sono Alberto Barbera, Nicola Borrelli, Francesca Calvelli, Edoardo De Angelis, Piera Detassis, Andrea Goretti, Benedetto Habib, Federica Lucisano, Paolo Mereghetti, Lucia Milazzotto, Anna Praderio. Alcuni di essi hanno già votato varie volte in passato, ma, a quanto pare, l’associazione presieduta da Francesco Rutelli preferisce puntare sui “soliti noti”.
Per la cronaca, erano 18 i film in lizza, nel quadro di un’indicazione dell’Academy che fissa l’uscita in sala tra il 1° gennaio 2021 e il 31 dicembre 2021. Quindi rientra a pieno titolo “È stata la mano di Dio”, anche se formalmente arriverà al cinema il 24 novembre e poi su Netflix il 15 dicembre. Tra i film rimasti in retroguardia nelle votazioni, solo per citarne alcuni, ci sono “Tre piani” di Nanni Moretti, “A Chiara” di Jonas Carpignano, “Il cattivo poeta” di Gianluca Jodice, “Ennio” di Giuseppe Tornatore, “La scuola cattolica” di Stefano Mordini.
Naturalmente bisognerà attender qualche mese per sapere se “È stata la mano di Dio”, presentato in anteprima alla Mostra di Venezia 2021, finirà prima nella cosiddetta shortlist e poi nella cinquina vera e propria, in vista della cerimonia degli Oscar fissata per domenica 27 marzo 2022. Molto ci sperano a “The Apartment”, la società del gruppo Fremantle che l’ha prodotto insieme a Netflix; e l’ottima accoglienza riscossa dal film in America, a partire dalla tappa promozionale al festival di Telluride, potrebbe aprire la strada ad altre candidature, magari nelle portate principali del menù Oscar. Fa fede la vittoria di “Parasite”, del regista sudcoreano Bong Joon-ho: il primo in lingua non inglese a imporsi, l’anno scorso, come miglior film. E d’altra parte, sul versante americano, sarà Netflix a mobilitare le proprie forze, in modo da promuovere capillarmente “The Hand of God” (è il titolo internazionale), presso i giurati delle categorie principali.
Sono passati sette anni da quando “La grande bellezza” di Sorrentino vinse l’Oscar alla voce “miglior film straniero”. Dal 2014 a oggi, l’Italia è sempre rimasta fuori dal banchetto, in buona misura anche dalle “nomination”, a parte quelle tecniche: se arrivasse un bis, be’ sarebbe proprio una bella notizia e anche la conferma che Sorrentino, piaccia o non piaccia il suo cinema, è l’unico regista tricolore oggi capace di imporsi davvero sul mercato internazionale.

Michele Anselmi