Dal 16 marzo, in contemporanea in tutto il mondo, su Netflix è disponibile “Era Ora”, la nuova commedia romantica diretta da Alessandro Aronadio e scritta in collaborazione con Renato Sannio. Il film, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public, è ora disponibile per tutti gli abbonati della piattaforma.
Una commedia, quella che vede protagonisti un impeccabile Edoardo Leo e una meravigliosa Barbara Ronchi, che racconta il valore del tempo, l’importanza delle scelte e la necessità dei piccoli momenti. Il regista Aronadio – prendendo spunto dal lungometraggio australiano del 2021 dal titolo “Long Story Short” – catapulta il suo protagonista in un loop temporale: in principio sembra una punizione, ma in realtà Dante – questo il suo nome – dovrà solo capire quali solo le priorità della sua vita.
“Era Ora” è un film in cui tutto è al punto giusto, tutto quadra ed è perfettamente bilanciato. La sceneggiatura è buona e garantisce i toni da commedia romantica alternati a quelli della commedia agrodolce: il cast non solo funziona, ma riesce con naturalezza a creare un rapporto emotivo con lo spettatore.
La trama del film è molto semplice: Dante, il protagonista, lavora e non sembra far altro nella vita. La compagnia di assicurazioni di cui è dipendente sembra ormai casa sua, anche se lui – a casa – ha una moglie ad aspettarlo: Alice, conosciuta per caso durante una festa di Capodanno. I due vivono due vite parallele e – raramente – si incontrano se non per puro caso; il giorno del compleanno di Dante però succede una cosa strana: si ritrova in un loop temporale.
Il loop di cui è prigioniero peggiora di giorno in giorno, finché ad un certo punto non serve neanche più che vada a dormire per vedersi scorrere il tempo sotto il naso: riuscirà a mettere in ordine la sua vita e capire cosa merita la sua attenzione?
“Era Ora” non è la prima commedia su un loop temporale che rende il protagonista prigioniero del tempo e di sé stesso: basta pensare al cult con Bill Murray o al più recente “Palm Springs”. La struttura del film è risaputa, ma non per questo scontata. Se Murray si rincorre nel tempo per migliorare la sua persona, in “Palm Springs” – al contrario – c’è riflessione sulla noia quotidiana e sull’impossibilità di riuscire a vivere realmente momenti speciali. Per il Dante di “Era Ora”, invece, il tempo non si può riavvolgere e questo – sul finale – porta lo spettatore ad una profonda, ma necessaria amarezza.
Flavia Arcangeli