Escher – Viaggio nell’infinito, il documentario diretto da Robin Lutz, arriva nelle sale, distribuito da Wanted Cinema e Feltrinelli Real Cinema, a partire dal 16 dicembre. Nel lungometraggio, l’attore inglese Stephen Fry presta la voce all’artista olandese Maurits Cornelis Escher per una coinvolgente narrazione in prima persona. Una scelta stilistica, supportata anche da riprese in soggettiva, dettata probabilmente da un’affermazione dello stesso Escher nel 1969: “Sento che c’è una sola persona nel mondo che può fare un film veramente buono sulle mie stampe: io stesso”.

Per tenere fede, almeno simbolicamente, alla volontà espressa dall’artista olandese, il regista Robin Lutz ha esaminato oltre mille lettere e testi originali, ripercorrendo la biografia di Escher anche attraverso i luoghi più significativi della sua esistenza. Il pensiero dell’artista ci guida alla scoperta delle sue principali opere, avvicinandoci all’idea che aveva di se stesso, non un artista, ma un matematico.
Escher rappresenta su un piano l’anima razionale dell’Universo, il legame tra la sua arte e le leggi della matematica è indissolubile. Tanto da essere apprezzato da molti scienziati in tutto il mondo, tra cui Sir Roger Penrose, emerito professore di matematica all’Università di Oxford che diede a Escher alcune idee per le sue stampe.

Appare forte anche il tema dell’infinito. Ispirato dalle decorazioni dell’Alhambra, durante un viaggio in Spagna nel 1936, M.C. Escher iniziò a concentrarsi sulle forme geometriche che possono replicarsi su un piano all’infinito. La perfezione della Natura alle volte toglie il fiato, basti pensare ai cristalli e alle forme regolari di cui sono composti, la bellezza è nell’ordine delle cose e Escher si propone di rappresentarle graficamente attraverso un gioco di incastri, prospettive e paradossi.

Nel corso della sua vita Escher realizzerà oltre quattrocento litografie, xilografie e incisioni su legno, e più di duemila disegni e bozze. La sua arte è immediatamente riconoscibile, tanto da renderlo uno dei più famosi artisti olandesi dopo Rembrandt e Van Gogh. A completare il ritratto dell’artista, nel documentario compaiono i figli: George di 92 anni e Jan di 80, che ricordano il padre e gli anni della loro infanzia, mentre il musicista Graham Nash racconta la riscoperta di Escher negli anni ’70. Il suo lavoro ispira ancora oggi fumetti, pubblicità, film, tatuaggi.

Escher – Viaggio nell’infinito, come in un gioco di specchi tanto caro all’artista, ci permette di osservare il mondo dalla prospettiva dei suoi occhi, scivolando tra le tassellature infinite delle superfici e perdendoci nei meandri di architetture paradossali. “Nelle mie opere cerco di rendere testimonianza del fatto che viviamo in un mondo bello e ordinato e non in un caos senza regole come a volte può sembrare”, affermava, un po’ come, nel nostro piccolo, la soddisfazione che proviamo a ordinare una grande mole di dati all’interno di un file excel.

Chiara Pascali