Il giovane programmatore inglese Caleb vince un concorso interno alla società in cui lavora e viene invitato a trascorrere una settimana in un bunker isolato, nel verde della Norvegia, di proprietà di Nathan, CEO della sua stessa società. Il ragazzo firma un contratto di non divulgazione dell’esperimento a cui prenderà parte; sin dai primi contatti fra i due uomini non correrà buon sangue, nonostante i tentativi di instaurare un rapporto amicale. A Caleb verrà assegnato il compito di effettuare il test di Turing, ossia una valutazione delle reazioni umane all’interno dell’intelligenza artificiale rappresentata dal robot-donna Ava. Man mano che le interviste fra i due si susseguono, Ava provocherà dei blackout per comunicare a Caleb i forti dubbi sulle intenzioni del boss. Instaurato un legame quasi sentimentale, Caleb e Ava decidono di architettare un piano di fuga, ma i problemi e i dissapori con Nathan diventeranno un grande freno quando lui stesso instillerà il dubbio in Caleb che a manipolare sia Ava.
Il debutto cinematografico dello scrittore e sceneggiatore Alex Garland (The Beach, 28 giorni dopo, Sunshine) è un film di fantascienza dallo stampo classicissimo, dalle sfumature thriller e persino sanguinolente. Già nelle sue precedenti narrazioni, Garland mostrava un mondo completamente abbandonato a un sentimento di tragica ineluttabilità, ma passando alla regia dimentica la necessità interna a questo genere di trovare una certa originalità nel racconto. Di conseguenza, ripercorre tutte le tappe e i cliché più prevedibili del genere. Si capisce dove il film andrà a parare prima ancora di incontrare il robot. L’affascinante Alicia Vikander, nel ruolo di Ava, è molto brava, tuttavia si commette l’errore di voler scoprire la coscienza di un robot e le sue prime reazioni al contatto con un umano che non sia il suo creatore non mostrando nessun cambiamento. A differenza del piccolo David di A.I. – Intelligenza Artificiale, che imparava ad amare la madre umana e la cercava fino in fondo agli abissi, qui Ava è un essere già formato che non ha bisogno di imprinting, ma ha degli scopi ben precisi. Ex Machina si concentra sui modi in cui questo triangolo si sviluppa e ognuno dei tre personaggi sfida l’altro. Un gioco al massacro in formula sci-fi. La location, con quell’arrivo in elicottero che richiama quasi Jurassic Park, è magnifica e fotografata splendidamente, ma forse non sfruttata a sufficienza. La tagline del film recita “Non c’è niente di più umano del desiderio di sopravvivenza!”. Beh, si potrebbe aggiungere, non c’è niente di più scontato di un film del 2015 in cui i robot sognano la libertà e attuano la ribellione! Nelle sale dal 30 luglio.
Furio Spinosi