L’angolo di Michele Anselmi 

A occhio bisogna amare, o almeno un po’ conoscere, la country music per apprezzare “George & Tammy”, la miniserie in sei puntate che stanno dando su Paramount+. I nomi del titolo si riferiscono a George Jones (1931-2013) e Tammy Wynette (1942-1998), che furono due popolari cantanti del genere, ma anche una coppia sentimentale e artistica molto celebrata dalle parti di Nashville e dintorni. Il loro matrimonio durò formalmente sei anni, dal 1969 al 1975, ma nei fatti molto meno, e non furono mai tranquilli, nonostante la nascita dell’amata figlia Georgette, nel 1970, sorellastra delle tre ragazze avute da lei precedentemente. E proprio il libro autobiografico di Georgette Jones, “The Three of Us: Growing Up with Tammy and George”, ha fatto da spunto al copione scritto da Abe Sylvia, mentre alla regia c’è l’australiano John Hillcoat, quello di “The Road”.
“Non cago da tre giorni” fa lui nel primo incontro con lei che le chiede un contratto: è ubriaco, opaco, ha una donna nuda nel suo letto e un’altra si aggira nella stanza del motel. “Ho la testa nel Mississippi e il sedere nell’Alabama” replica lei, nata povera, infelicemente sposata con un certo Don Chapel che poi la ricatterà, con tre figlie, cresciuta nel culto di quel rottame d’uomo che ha di fronte. George Jones ha l’altezza imponente di Michael Shannon, nella realtà il cantante superava di poco 1 metro e 70; Tammy Wynette, al secolo Virginia Pugh, ex parrucchiera con tragiche esperienza di elettroshock alle spalle, ha la bellezza dolorosa/luminosa di Jessica Chastain, imbiondita per l’occasione.
Con due attori così puoi andare dappertutto, infatti “George & Tammy” segue un copione classico (innamoramento, matrimonio, successo e sbando), squisitamente da “tragedia americana”, usando il mondo di Nashville, la capitale della musica country, come sfondo per raccontare questo sodalizio ad alto tasso simbolico. Siamo un po’ dalle parti di film come “La ragazza di Nashville” con Sissy Spacek e Tommy Lee Jones o “Quando l’amore brucia” con Joaquin Phoenix e Reese Witherspoon, l’uno su Loretta Lynn, l’altro su Johnny Cash, e quei nomi tornano anche in “George & Tammy”, perché quelle erano le star di Nashville tra fine anni Sessanta e primi Settanta.
Naturalmente, gli esperti del ramo riconosceranno dettagli che sfuggono al pubblico normale, come Roy Acuff che canta “Wabash Cannonbal” al Ryman Theatre con accanto il dobroista “Bashful Brother Oswald” vestito da contadino; ma la serie, pur nella ricostruzione precisa dell’aria del tempo (arredi, acconciature, strumenti, costumi), gioca soprattutto sull’amore febbrile e tormentato tra i due artisti. George, devastato dall’alcol e ormai ingovernabile, in caduta libera, trova in Tammy una “musa” capace di renderlo sobrio, almeno per un po’, e di nuovo creativo; Tammy, pragmatica e decisa a farsi strada in quella feroce industria musicale, trova in George un uomo fragile e innamorato, capace di mollare tutto per lei, e per questo nascerà la canzone “Stand By Your Man”, forse il suo successo più grande, quantunque parecchio irriso a causa del testo (ricordare “The Blues Brothers”).
Consiglio di vedere la serie in inglese coi sottotitoli, perché i due attori riproducono la cadenza lenta, morbida, strascicata del Deep South, il cosiddetto “drawl”, ed è un peccato perdere tutto nel doppiaggio italiano. Tra i due preferisco Jessica Chastain, che mi pare più convincente di Michael Shannon, meno prevedibile anche nella recitazione, dentro un copione che prevede – mica succedeva solo nel rutilante giro del rock – botte, vandalismi, whisky a garganella, scenate, baci e concerti. Cantano entrambi davvero, mi pare decorosamente; semmai avrei preteso dagli attori principali di imparare a fare qualche accordo vero alla chitarra.
Ho visto tre delle sei puntate, ma posso già immaginare come andrà a finire. Per la cronaca: anche dopo il divorzio George e Tammy continuarono a collaborare sul piano musicale e discografico, forse amandosi in modo diverso, più tranquillo, o magari perché la ditta funzionava ancora in quel di Nashville.
PS. Jim Carrey sarebbe stato perfetto per incarnare George Jones, gli assomiglia pure parecchio nello sguardo e nell’incarnato.

Michele Anselmi