Giù dalla Cattedra [appunti sparsi di un docente senza classe] |
a cura di | Giorgio Nerone
Meglio tardi che mai. Arrivo fuori tempo massimo ai commenti, per una personale idiosincrasia verso i bilanci. Dei premi, s’è detto, importa poco. Il russo Playing the Victim vinse la prima edizione, ma arrivò in sala per un paio di settimane solo un anno dopo, finendo disperso. L’anno scorso primeggiarono Resolution 819 di Giacomo Battiato e Opium War, ma il Marco Aurelio non ha nemmeno garantito loro l’arrivo in sala. Unico vincitore noto è Juno, talmente noto che la vittoria a Roma per un film che arrivò all’Oscar (alla sceneggiatura) appare francamente un dettaglio.
Questo per dire che Brotherhood di Nicolò Donato rischia di fare la stessa fine. Ne ho parlato maluccio, aggiusto il tiro, ma non cambio idea. Il film non è brutto e, nell’ambito di un concorso dal livello medio basso, aveva le caratteristiche per essere premiato. Così è stato, ma l’impressione è che il regista abbia calcolato i suoi rischi e messo il freno a mano, mortificando alcune potenzialità insite nella sua storia d’amore gay in contesto neonazista. Ai miei occhi risulta discreto e debole, per certi versi la stessa sensazione che ha accompagnato la vittoria di Lebanon a Venezia.
I due film migliori per distacco erano Up in the Air di Jason Reitman è L’uomo che verrà di Giorgio Diritti. Il primo, non essendo Ang Lee, non poteva fare il bis a distanza di soli due anni. Il secondo si deve accontentare del secondo premio, ma può andar fiero del premio del pubblico, perché in nessun modo è un film che va incontro allo spettatore.
Per il resto, il Festival si conferma privo di un’identità precisa eppure godibile. Il tanto temuto effetto-Rondi non ha lasciato tracce decisive, anzi il lieve ridimensionamento sembra aver fatto bene. Meno lustrini in passerella, più concretezza. E poi – mi ripeto – l’oasi della sezione Extra dove pescare a piene mani per trovare cose eccentriche ma a misura di pubblico.
Nonostante il buon successo, però, sul futuro del festival tira aria di bufera. Si parla di drastico taglio dei fondi ecc ecc. Che sia profetico quell’uragano minaccioso in avvicinamento che chiude A Serious Man dei Fratelli Coen?
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