Il racconto piuttosto evanescente di Güeros si sorregge sugli episodi picareschi di una piccola comitiva alla ricerca di Epigmenio Cruz, misterioso musicista scomparso dalla sua camera d’ospedale che, una volta, con la sua musica, è riuscito a far piangere Bob Dylan. Gli eroi sono due fratelli, Tomás e Federico, rimasti senza padre anni prima. La madre affida al maggiore Tomás, che si consola con una musicassetta del padre, le cui musiche sono firmate da Cruz stesso. L’ascolto del proustiano oggetto paterno mette in moto il viaggio alla ricerca del passato piuttosto che del musicista, ma questo avviene con calma, a quasi mezz’ora dall’inizio. In mezzo a questa ricerca del tempo perduto on the road, ci finisce anche una giovane militante, Ana, che introduce noi e la cinepresa all’interno di un polo universitario in rivolta. Ana è una vecchia fiamma di Federico e i loro momenti di intesa sono sottolineati spesso da sequenze oniriche, al limite della citazione felliniana.

La traversata di Ciudad de México, in mano alla regia di Alonso Ruizpalacios, sembra essere permeata da una duplice natura: il suo cinema è sociale e quindi per forza di cose politico, quindi immerso nel reale, ma allo stesso tempo incorniciato in un’immagine vintage, desaturata in quattro terzi – la pellicola è completamente in bianco e nero; lo stile poi è una totale sinestesia dove si susseguono dissonanze e divertissement di regia, spesso con macchina a mano e piani-sequenza alla Iñarritu e alla Cuarón. A un certo punto gli attori si mettono persino a parlare del film stesso, interrompendo il racconto e rompendo la quarta parete rivelando membri della troupe. Si cita il cinema d’autore messicano, Buñuel ad esempio, con una vena vagamente polemica, ma che usa lo stesso linguaggio. Güeros è affascinante, ha il sapore del road movie giovanile e della scapigliatura messicana appartenente a capisaldi come Amores perros e Y tu mamá también, ma è meno d’intrattenimento e più ricercato, tanto da poter annoiare un pubblico non avvezzo al genere. Il festival di Berlino del 2014 lo ha giustamente premiato come Miglior Opera prima. Bunker Hill lo distribuisce nelle sale dal 23 giugno.

Furio Spinosi