È con grande piacere che torniamo ad incontrare Luigi Cozzi, ora in libreria con “Hammer. La fabbrica dei mostri” (Profondo rosso, 2023), sulla leggendaria casa di produzione che ha dato i natali a capolavori, come “Dracula il vampiro” (1958) e “La maschera ci Frankenstein” (1957), e ad una squadra di attori e tecnici straordinari come Christopher Lee e Peter Cushing, Terence Fisher e Freddie Francis.
Torna a 24 anni dalla prima edizione, “Hammer. la fabbrica dei mostri”, il libro che ha aperto il catalogo Profondo rosso. Si tratta di un’edizione accresciuta che riporta molte tue nuove ricerche sulla grande casa cinematografica… Possiamo parlarne?
Luigi Cozzi: Volentieri. Quello sulla Hammer inglese è stato il primo libro edito dalla Profondo Rosso nel 1999 e oggi il catalogo dei nostri titoli cinematografici è arrivato al numero 135. Nel frattempo, sono emerse tante altre notizie sul conto di quella famosa-famigerata compagnia inglese e quindi mi è parso giunto il momento, ventiquattro anni dopo, di rieditare quel testo aggiungendovi un’infinità di informazioni che al tempo della prima edizione di quel libo non erano disponibili, più una marea di interessanti fotografie. Infatti, la nuova versione del testo, aggiornata alla fine del 2022, perché in Inghilterra la Hammer esiste e opera ancora anche se sotto altri proprietari, ha più di 100 pagine rispetto alla versione uscita nel 1999. Con in più la collaborazione di Marco Chiani che ha esaminato a fondo tutta la produzione televisiva realizzata dalla Hammer nel frattempo.
Al di là delle ultime incarnazioni della Hammer, che hanno dato vita a esiti non sempre soddisfacenti, quale pensi che sia la grande eredità, anche soltanto a livello estetico, del corpo grande della produzione?
L.C.: La Hammer è un marchio glorioso che ha segnato un’epoca intera del cinema horror, ispirando tanti registi italiani, francesi e americani, e lanciando alla grande la voga del cinema horror. Basterebbe questo a evidenziarne l’importanza, anche se non ci fosse poi, come in effetti c’è, un lungo elenco di film da essa realizzati che si sono dimostrati fondamentali e assai influenti.
La collana di cinema Profondo rosso, che conta ormai moltissimi titoli, si apre con un libro sull’horror e non sulla fantascienza, che è la tua passione. Come scegliesti di avviare questa avventura editoriale e perché iniziasti dalla Hammer?
L.C.: Il secondo saggio lungo che nel 1965 ho pubblicato su una importante rivista di critica cinematografica, ”Civiltà dell’immagine”, riguardava proprio la Hammer Film. Negli anni Novanta ho ampliato quel saggio pensando di pubblicarlo sulla bella rivista di fantascienza ”Nova SF” di Ugo Malaguti. Alla fine, però, mi sono ritrovato con un testo troppo lungo per stare su un numero di quella pubblicazione e allora l’ho tenuto fermo per qualche anno, fino a che non ho trovato il modo di stamparlo con la Profondo Rosso come libro autonomo. E siccome si è venduto molto bene, quel volume ha dato il via all’attività editoriale di quella nostra società, attività che ancora oggi continua, con ormai circa 250 titoli totali pubblicati alle spalle nelle tre principali collane.
Da critico e storico, quale pensi che sia l’importanza di tracciare il profilo di una casa di produzione, senza tralasciare le vicende strettamente societarie, come hai fatto ampiamente in questa nuova edizione?
L.C.: I film e i divi non sono immortali come si dice esageratamente in giro, ma rappresentano lo specchio della società e del mondo nel momento in cui tali opere sono state realizzate. Quasi sempre la loro messa in cantiere dipende infatti più che dall’ispirazione da eventi, tendenze o convenienze economiche e sociali coeve e io quindi ritengo che sia importante trattare, oltre ai fattori puramente estetici o informativi di ogni pellicola, pure quello che ha spinto i suoi autori e produttori a girare un certo tipo di film invece di un altro, facendolo in un dato modo e non in una maniera differente. I film della Hammer, per esempio, costituiscono un vero e proprio corpus completo e autonomo, indipendentemente dai vari specialisti che li hanno firmati, dove vengono riflessi alla perfezione le tematiche e le problematiche prevalenti nel periodo sociale e culturale in cui sono stati realizzati.