Dal 7 gennaio su Amazon Prime Video è disponibile l’ultimo film diretto da George Clooney, che concentra i suoi sforzi nel genere del Coming of Age, in questo caso del giornalista di origini italoamericane J.R. Moehringer, vincitore del premio Pulitzer nel 2000, e autore del romanzo autobiografico “The Tender Bar”, tradotto in Italia come “Il bar delle grandi speranze” in una citazione tutta Dickensiana. L’opera (come anche il romanzo) è incentrato in un frammento complicato e al tempo stesso decisivo della sua vita: l’infanzia e la giovinezza. Buona parte della pellicola, la più intensa e drammatica, è ambientata sullo sfondo della Long Island (New York) degli anni ’70 dove il piccolo Moehringer viveva. Cresciuto lì con la madre (Lily Rabe), lo zio Charlie (Ben Affleck), il nonno (un burbero Christopher Lloyd), e le tavolate di cugini e amici, insieme alla famiglia conduce una vita modesta, ma tutto sommato piena di speranze.

Il film non farà che ripercorrere le tappe del viaggio nella vita di JR, da piccolo sognatore a giovane scrittore in erba, in cerca di rivincita da un’infanzia difficile. Il protagonista (Daniel Ranieri) ha preso il nome di suo padre, una figura del tutto assente dalla sua vita, se non fosse per la sua voce, l’unica cosa che suo figlio conosce di lui in quanto presentatore radiofonico. Questa assenza-presenza fa sì che il bambino idealizzi la sua figura. Il bar delle grandi speranze è quello gestito dallo zio Charlie, che cercherà come può di essere una guida per JR. L’uomo riuscirà a sostituire, dividendosi il ruolo con gli amici del locale, il nonno, e la madre, quella figura così idealizzata dal piccolo, che aspetta il ritorno del padre ogni giorno della sua infanzia esattamente come si aspetta un temporale nel bel mezzo del deserto.

È l’immagine del locale a dare il titolo alle opere (romanzo e film), titolo che racchiude un bellissimo gioco di parole. Il bartender, colui che si occupa di servire cocktail e bevande è, prima ancora di un riferimento al locale, un riferimento allo zio, probabilmente una figura a cui Moehringer deve molto. Il nome viene capovolto diventando in inglese “The Tender Bar”, vale a dire “Il bar delle tenerezze”; un confortevole nido, ma anche un trampolino di lancio per inseguire suoi sogni di scrittore; un porto sicuro al punto che, ormai giovane adulto iscritto a Yale, il J.R. ragazzo (Tye Sheridan) vi tornerà più e più volte nel corso della vita. George Clooney riconferma le proprie capacità sulla sedia della regia, e l’opera funziona, regalando allo spettatore una bellissima testimonianza che porta con sé un forte messaggio di speranza. Una storia che racconta, con toni caldi e avvolgenti, due fasi della vita molto diverse dello scrittore, collegate però dalla sua sensibilità e dall’introspezione, nonché dal suo desiderio di riscatto, motore che lo spingerà a inseguire i suoi sogni senza mai arrendersi.

Chiara Fedeli