Candidato all`Oscar come miglior pellicola straniera, candidato ai César 2010, presentato fuori concorso al Festival Internazionale di Roma, “Il concerto” di Radu Mihaileanu è un film piccolo e prezioso.
Siamo nell`Unione Sovietica di Brežnev e Andreï Filipov (il signorile attore russo Aleksei Guskov), è il più grande direttore d`orchestra e guida il celebre Bolshoi. All`apice della carriera viene di colpo cacciato perché si rifiuta di allontanare alcuni ebrei dalla sua compagine di musicisti-amici. Lo ritroviamo trent`anni dopo, a pulire i pavimenti del grande teatro. Una sera scopre un fax indirizzato alla direzione del Bolshoi: è del Théâtre du Châtelet che invita l`orchestra ufficiale a suonare a Parigi. E` l`occasione che attendeva da sempre per riunire la sua vecchia orchestra e portarla in tournée in Europa. E per riuscire a suonare con la talentuosa violinista Anne-Marie Jacquet (la bionda e delicata attrice francese Mélanie Laurent).
Inizia così l`avventura di questo gruppo di russi, gitani ed ebrei, poveri ormai anziani, abituati a vivere di mille espedienti, che si spacciano per ciò che non sono.
Da Mosca a Parigi l`incontro scontro tra due culture: la slavo-orientale e l`occidentale, in uno shock esplosivo, in un tourbillon di eventi, comico e tragico insieme, in un`armonia totale. La sequenza del concerto è di un`intensità eccezionale: intreccia pieni orchestrali e assoli di violino, flashback e flashforward, le macchine da presa descrivono i dettagli dei musicisti e il quadro d`insieme, in un mix armonico, che sale in crescendo verso il finale.
Un film in cui la musica, il “Concerto per violino e orchestra di Čajkovskij”, incarna un personaggio a tutto tondo e diventa motore dell`azione dei personaggi.
Un umorismo che nasce da una ferita aperta. Riconquistare la dignità e ritrovare la forza per realizzare i propri sogni. Una storia in cui si sfiorano temi drammatici con dita delicate. Lo sguardo di Radu Mihaileanu (suo anche il magico “Train de Vie”) sulla Russia di oggi è di un`ironia disperata. I personaggi vivono immense difficoltà e si fingono diversi per liberarsi da se stessi e cercare di gettare un ponte verso gli altri. La nuova società russa che il film ci mostra vede da un lato gli ex comunisti nostalgici, dall`altro la potentissima mafia e i nuovi capitalisti duri e puri. In mezzo una grande quantità di persone che lottano per crearsi uno spazio vitale.
La pellicola è un poco penalizzata dal doppiaggio: si perdono i suoni, le variazioni e le comicità dei rapidi passaggi dal russo al francese. La colonna sonora spazia dalla musica sinfonica, ai cori che descrivono l`ampiezza del tempo e il rapporto profondo tra presente e passato, alle travolgenti sonorità gitane.
Francesca Bani