Il 2019 ha ospitato nella sua lista di film in uscita anche “Tensione superficiale”, opera prima del regista 37enne Giovanni Aloi, che sarà resa disponibile in streaming il 18 febbraio sulle piattaforme Chili, Rakuten Tv e #IORESTOINSALA.
Il film sicuramente non appartiene al sottogenere cinematografico “rape & revenge”, stupro e vendetta, ma alcuni elementi lo avvicinano, come anche la presenza di una narrazione composta di tre fasi: i corrispondenti delle fasi stupro-rinascita-vendetta del R&R, con la protagonista di Aloia, Michela, diventano sottomissione-rinascita-cambiamento. Riconoscere i passaggi da una fase a quella precedente diventa semplice per lo spettatore, dal momento in cui si pone l’attenzione sull’espressività del volto della donna che viene fortemente accentuata dalle riprese in primo piano e/o primissimo piano. Il film, grazie a questa sua peculiarità, richiama l’idea del cinema post-moderno che lascia allo spettatore il compito di comprendere in divenire: nelle sequenze iniziali del film, infatti, non è chiaro chi sia la donna, chi sia quell’uomo che ha introdotto la scena iniziale, perché si trovi in un dato luogo e addirittura sfugge innanzitutto il nome della protagonista. Tali dettagli vengono svelati in un secondo momento, soprattutto grazie all’intervento di una donna che rappresenta tutto ciò che Michela non è: lei è una donna semplice, che non cura il suo aspetto, ha un figlio, è sola, lavora in un albergo, è una donna con lo sguardo sempre malinconico e rivolto verso il basso, una donna che dice di se stessa “io non so fare niente”; al contrario Anna è l’emblema della femme fatale, biondissima con le labbra carnose, dedita al lusso e alla bella vita, è una escort e non ha alcuna intenzione di sentirsi schiacciare dal resto del mondo. L’incontro tra questi due ossimori inizia a mostrare un primo cambiamento in Michela, uno spiraglio di luce che si divincola tra passato e futuro, tanto che l’alternanza delle scene tra la sua vita quotidiana nel paesino e quella nuova vita che le si prospetta davanti rende palese la presenza di due Michela diverse, una ancora timida e impacciata e l’altra più sicura ed estroversa. Questo limbo in cui la donna si ritrova è peggiorato dal fatto che elementi del passato pretendano di essere presenti anche nel futuro e Michela deve scegliere: cambiare o tornare indietro. La terza fase del cambiamento, dunque, si esplica proprio qui: la donna inganna lo spettatore mostrando di nuovo sottomissione e accondiscendenza, ma solo per introdurre una nuova espressione, una nuova sicurezza sul volto, la donna non ha più paura degli altri e dei loro giudizi. Il mutamento pensato per il personaggio di Michela è lento e mai pienamente compiuto fino all’ultimo minuto, la donna mantiene i suoi valori e le sue idee, la sua è una crescita interiore stimolata dall’esterno, nulla cambia infondo se non una consapevolezza: Michela ora è una donna visibile dopo anni di invisibilità.

Cristina Quattrociocchi