Richard Haig è un affascinante professore di letteratura all’Università di Cambridge. La poesia romantica è la sua grande passione fin da quando, ancora bambino, seguiva di tanto in tanto le lezioni del padre da quella stessa aula da cui lui, oggi, cerca di spiegare cos’è l’amore ai suoi studenti. Padre e figlio sono accomunati da un’altra grande passione: le donne. Quando, però, Richard scopre di aspettare un figlio da Kate, una studentessa americana bella e ambiziosa, decide di cambiare la sua vita e seguirla a Malibù in California. Questo è solo il primo gesto nei confronti di un figlio per il quale nutre un amore viscerale e a cui non rinuncerebbe per niente al mondo. Per lui negherà a lungo il colpo di fulmine avuto per Olivia, sorella maggiore di Kate; per lui accetterà di convivere con il nuovo compagno della moglie pur di restargli vicino; per lui farà di tutto per rientrare in California una volta espulso. Tutto solo per lui.

Quello di Il fidanzato di mia sorella non è un cast particolarmente significativo, fatta eccezione per Pierce Brosnan in un ruolo che gli calza a pennello. Benché le performance non siano particolarmente interessanti (fatta eccezione per il protagonista appunto), si nota un certo livello di accuratezza nella scelta degli attori in quanto ognuno offre allo spettatore un’immagine coerente con il personaggio interpretato. Ciò che, invece, emerge fortemente è il contrasto tra Inghilterra da un lato e California dall’altro, nei colori più cupi e grigi nel primo caso, più luminosi e bianchi nel secondo. In qualche modo, Inghilterra e California rappresentano simbolicamente il conflitto emotivo di Richard, inizialmente più immaturo e successivamente più responsabile. In questa commedia divertente e a tratti un po’ malinconica, a parlare non è solo l’amore tra un uomo e una donna, benché il titolo decisamente poco appropriato ci faccia pensare a quello, ma l’amore tra un padre e un figlio, in tutta la sua complessità (vedi il rapporto che Richard ha con suo padre Gordon) e in tutta la sua infinita tenerezza.

Stefania Scianni