Con la guerra in Ucraina l’attualità di “Per la pace perpetua”, il meno noto saggio di Immanuel Kant, il filosofo illuminista originario di Königsberg, ex conclave russa, si riflette anche nella pellicola “Il fronte interno”, diretta da Guido Acampa con protagonista un’umanità impazzita, impaurita e traumatizzata dalla guerra e bisognosa di quella pace di memoria kantiana.

Ispirato al romanzo “Santa Mira, fatti e curiosità dal fronte interno” di Gabriele Frasca, “Il fronte interno” è ambientato nella base militare di Santa Mira, e si presenta, appunto, come una lenta pellicola filosofica sui grandi temi della vita inquadrati nella cornice storica della guerra in Iraq. La quotidianità di una famiglia che vive in una base militare, da cui partono gli aerei di guerra, ogni giorno è scandita e rallegrata dallo speaker di Radio Maria, ma sospesa nell’incubo e nell’orrore del conflitto bellico che gradualmente renderà le relazioni sociali e familiari isteriche fino ad un delirante epilogo, che rappresenterà, in chiave pessimistica, l’agognata pace. La barbarie della guerra è, infatti, percepita ovunque: dal suono delle onde del mare che evocano quello degli aerei utilizzati nei bombardamenti a tappeto alla visione di film realizzati in piena Guerra Fredda come il cult di fantascienza “The Invasion Of The Body Snatchers” di Don Siegel fino all’incubo della guerra nucleare.

Il regista, che con questa pellicola ha vinto il Federico Fellini Award al Tiburon International, mescola ed intreccia la tensione esterna provocata dal conflitto bellico con quella tutta interna di un conflitto familiare perché, come da lui stesso dichiarato, “c’è sempre una guerra da qualche parte che puntualmente nasce per tensioni divergenti e subdoli motivi alimentati da una totale indifferenza”. In sala dal 26 maggio distribuito da Lapej in collaborazione con Artex Film.

Alessandra Alfonsi