Un ritratto divertito e riverente della figura che più d’ogni altra riuscì a interpretare la donna italiana in trent’anni di moda. Così si presenta Il mondo di Mad, documentario scritto e diretto da Anna Di Francisca sulla vita e la carriera di Maddalena Sisto.

Giornalista, architetto, illustratrice, viaggiatrice, Maddalena cresce nella provincia piemontese degli anni Sessanta, una realtà opprimente con cui fatica a relazionarsi sin da bambina. Definita a più riprese una sorta di “femminista ante-litteram”, racconta nei suoi primi schizzi la staticità e il torpore da cui sono schiacciate le sue coetanee, donne di cui intuisce le future vite di madri e mogli “intrappolate” nelle consuetudini sociali. Sogna il meraviglioso mondo della moda, il mondo glitterato di Vogue, così verso l’inizio degli anni Settanta si trasferisce a Milano e risponde ad un’inserzione pubblicata proprio sulla rivista allora diretta da Franco Sartori. Inizia a lavorare come giornalista, va alle sfilate, ma lì si concentra più sulla rappresentazione visiva delle modelle e degli abiti che sugli appunti. “Facevo due schizzetti, come una Polaroid, e alla fine della sfilata mi ritrovavo con tutti questi album pieni di disegni che si capivano molto meglio delle cose scritte”, racconta in una vecchia intervista. Da Vogue passerà a collaborare con Elle e The New Yorker, e finalmente riuscirà a farsi pubblicare i disegni.

La fantasia e l’ironia con cui Mad dà vita alle sue “Signorine della moda” non passa inosservata: ben presto prestigiose firme italiane come Armani, Ferré, Missoni e Fiorucci inizieranno a farle la corte, innamorati della straordinaria capacità con cui l’artista originaria di Alessandria catturava lo spirito della donna italiana di quel periodo. Figure allungate, gambe troppo magre, volti sottili e piedi smisurati: le donne-burattino di Mad ricordano vagamente il tratto di Modigliani, ma ri-costruiscono (de-costruiscono?) la figura femminile in maniera originale e giocosa, facendo sorridere “senza mai (…) arrivare a parlar male della donna”, sottolinea la Direttrice di Modit Rietta Messina. E in un certo senso anticipano i rigidi canoni estetici della modella contemporanea, improntati alla magrezza estrema e alla quasi totale assenza delle forme (elemento che era invece presente nelle passerelle anni Settanta).

Un mondo assolutamente personale e al tempo stesso assolutamente realistico, quello di Mad, reso ancor più vivo da una curiosità innata che la spingeva a ritrarre gran parte degli oggetti o delle persone che le si paravano davanti. Con uno scarso interesse per la figura maschile, ai suoi occhi troppo “noiosa” e piatta per diventare l’oggetto di uno studio.

L’immaginazione dell’artista era tale che, durante le riunioni degli stilisti cui iniziò a partecipare, Mad era in grado di “vedere” e dipingere perfettamente l’abito prima della sua stessa creazione, semplicemente sentendone parlare. E capiva inoltre quale sarebbe stato il tipo di donna che lo avrebbe indossato, disegnava le fantasie e le paure inespresse che si sarebbero celate sotto il costoso capo d’abbigliamento.

Le opere di Maddalena saranno al centro dell’alta moda per tutti gli anni Settanta e Ottanta, compariranno sull’inserto del Corriere della Sera “Sette”, e la porteranno a rappresentare brand come Bulgari e Mont Blanc. Fino a quando, dopo aver dato voce alla nuova donna “nevrotica” e complicata degli anni Novanta, abbandona il modo della passerella per dedicarsi all’architettura e al design degli interni, collaborando poi con la redazione di Bloc Notes.

Avvalendosi degli oltre 12.000 disegni custoditi nei taccuini di Mad e delle testimonianze di amici e stilisti (tra cui Elio Fiorucci, Ottavio Missoni e Gianfranco Ferré), Anna Di Francisca racconta l’Italia del passato attraverso lo sguardo inedito dell’artista, alternando interviste di repertorio a cinegiornali dell’epoca. Il ricordo commosso e accurato del marito Riccardo Legnani ci restituisce gli aspetti più personali della vita di Mad, racchiusi nel suo studio-rifugio – una sorta di luogo tuttofare in cui l’eleganza, il talento e la leggerezza si confermano come i tratti distintivi della sua carriera ma anche e soprattutto della sua personalità. Il tutto condito scherzosamente dai famosi schizzi di Maddalena, che compaiono sullo sfondo animati per l’occasione dal co-regista Zoltàn Horvath (e che spesso arrivano addirittura a sovrapporsi visivamente alle persone intervistate).

Vivacizzato dalle musiche di Paolo Perna e prodotto dalla Stefilm, il film-documentario di Anna Di Francisca (che vanta collaborazioni con autori come Giuseppe Bertolucci, Gianni Amelio e Alberto Bevilacqua) riesce a coinvolgere in maniera del tutto inaspettata, offrendo uno spaccato divertente ma concreto di un mondo che raramente si riesce (o si vuole) comprendere.

 Ilaria Tabet