L’angolo di Michele Anselmi
La frase più citata, ripresa da una battuta che dice Claudio Santamaria in “Tutto il mio folle amore”, è stata: “Dopo la grande sfiga arriva sempre la grande fortuna”. Mi auguro che sia vero. In ogni caso la pensano così a Rai Cinema, che ha bruciato la concorrenza nel presentare, in una “convention” via streaming, il denso listino del 2020/2021: una ventina di titoli, tra italiani e americani, alcuni di forte impatto commerciale, nella speranza che la sala cinematografica torni ad essere “il luogo centrale del cinema, il perno della filiera”. Luigi Lonigro, direttore di 01 Distribution, nel ringraziare “la nostra guida Francesco Rutelli”, cioè il presidente dell’Anica, ha parlato di “importante e variegato listino”; l’amministratore delegato Paolo Del Brocco ha assicurato che “la sala cinematografica rimarrà il luogo centrale del cinema, il suo perno”, citando scherzosamente pure Bobo Vieri, invitato a tornare al cinema prima che Ronaldo e Messi smettano di giocare a calcio.
Poi sono partite le clip dei film, alcune delle quali accompagnate da qualche spiritosaggine di registi e attori. Sarebbe stato meglio far parlare solo le immagini. Naturalmente, tra i giornalisti collegati da casa, è subito partito il gioco sulla destinazione veneziana, nel senso della Mostra del cinema (2-12 settembre), di alcuni dei titoli illustrati. Magari mi sbaglio, ma a occhio saranno al Lido “Miss Marx” di Susanna Nicchiarelli, “Notturno” di Gianfranco Rosi, “Viaggio in Italia” di Gabriele Salvatores (un selfie collettivo sui temi del lockdown) “Il cattivo poeta” di Gianluca Jodice con Sergio Castellitto nei panni di Gabriele D’Annunzio. Mi pare fuori gioco, anche per i tempi biblici di postproduzione, il costoso/ambizioso “Freaks Out” di Gabriele Mainetti, del resto in uscita a Natale; mentre è più facile che, con una corsa in Jaguar-E al montaggio, i Manetti Brothers possano rendere disponibile l’atteso “Diabolik” per un’anteprima mondiale veneziana (poi arriverà in sala il 31 dicembre). Di sicuro, l’accoppiata Mainetti-Manetti punta in alto sul fronte degli incassi.
E “Tre piani” di Nanni Moretti? Saltato il festival di Cannes, il regista romano s’è lasciato libertà di manovra; a sentire Del Brocco, il film sarà proposto al pubblico nei primi mesi dell’anno nuovo, il che significa renderlo disponibile “ai più importanti festival del 2021” (Berlino o addirittura Cannes). Pare di capire che Moretti voglia far passare la buriana, nella speranza che le sale tornino ad affollarsi. Per ora si registrano circa 3.000 spettatori al giorno, in tutt’Italia, un disastro; magari andrà meglio con le arene, ma certo non si nota una gran voglia di andare al cinema. Le sale riaperte sono pochissime: sia per i vincoli di tipo sanitario, sia per la mancanza di prodotto fresco.
Ma a Rai Cinema si dicono sicuri, o quasi, che tutto ripartirà con settembre-ottobre, non a caso hanno intitolato la “convention” in streaming “Ritorno al cinema”. Infatti risuona nelle parole dei due padroni di casa l’elogio degli esercenti, in verità ancora titubanti, e una sottile polemica nei confronti delle piattaforme digitali, chiamate a investire anche in Italia.
Tornando ai film del “listino della ripartenza”, non è il caso di citare tutti i titoli qui, ma certo spuntano proposte interessanti, almeno sulla carta: il musical “The Land of Dreams”, girato in inglese, del nemmeno trentenne Nicola Abbatangelo; “Lacci” di Daniele Luchetti, dal romanzo “matrimoniale” di Domenico Starnone; “Il materiale emotivo” di e con Sergio Castellitto, tratto da una sceneggiatura mai realizzata di Ettore Scola, “Un drago a forma di nuvola”; il fantascientifico “La terra dei figli” di Gipi-Cupellini.
“Attesa spasmodica” si respirerebbe per “Ritorno al crimine” di Massimiliano Bruno, seguito di una commedia tra noir e viaggio nel tempo che andò bene. Vabbè. Mentre per il nuovo kolossal di Martin Scorsese, una specie di western intitolato “Killers of the Flower Moon”, con DiCaprio & De Niro, bisognerà attendere chissà quanto, se va bene lo si vedrà nel 2022 (solo in Italia non sarà distribuito da una major hollywoodiana).
Possiamo fermarci qui. Non prima di aver ricordato che non scende l’investimento annuo di Rai Cinema dedicato alla produzione di film tricolori: circa 70-72 milioni, una bella cifretta.
Michele Anselmi