Dietro il grande impero | Regia di Giovanni Piperno
Il pezzo mancante è un documentario, presentato al festival di Torino e in uscita il 17 giugno, sulla famiglia Agnelli, scritto e girato da Giovanni Piperno, con la collaborazione di Giulio Cederna, Michele Masneri e Antonio Pascale. Piperno affronta il lato privato degli Agnelli, i legami familiari, i vizi, le personalità. Li racconta da lontano o per interposta persona, attraverso il racconto di amici come Gelasio Gaetani Lovatelli, vero e proprio coprotagonista del film e altri, più o meno nobili, più o meno ricchi, tra cui un collezionista di cimeli Fiat e l`ex sindaco di Villar Perosa che commosso ricorda quant`era rassicurante il suono dell`elicottero degli Agnelli che atterrava la domenica mattina vicino al paese. Su certe cose l`Italia ha la memoria breve. Ci si stupisce del culto per certe personalità contemporanee e ci si dimentica di quelle passate, anche se scomparse da nemmeno un decennio. Gianni Agnelli era sicuramente tra queste, venerato e detestato.
Piperno è riuscito a fare un documentario su una famiglia senza la famiglia stessa, perché deceduti o reticenti alle interviste. Ci sono quasi tutti, il fratello Umberto, la sorella Susanna, la figlia Margherita, i nipoti Giovanni Alberto e John Elkann, la moglie Marella, la madre Virginia, e l`AD della Fiat Marchionne. Ma i veri protagonisti sono Gianni ed Edoardo, il figlio mistico e sfuggente (su youtube si trovano alcuni video che lo inneggiano come martire dell`islam), morto forse suicida nel 2000 e lontano dall`idea di succedere alla guida della Fiat. In un`intervista chiarisce che il suo ruolo all`interno della famiglia non ha bisogno di una successione, perché può vivere anche al di fuori della vita aziendale. Gianni Agnelli viene fuori come una persona inquieta, impaziente, elegante, totalmente votata al successo e non molto presente nella vita familiare, uno che ha messo la testa a posto dopo le follie giovanili e che ha comprato un pinguino per sfizio. Ci viene mostrato solo al lavoro, o in filmini aziendali, mai in famiglia, mai nel pieno del jet-set che frequentava, e soprattutto mai a contatto con gli operai o con la città. Anzi è la città che al momento della morte si riunisce intorno a lui, come si rende omaggio ad un monarca.
Con un titolo così ci si chiede subito quale o chi possa essere il pezzo mancante, l`ingranaggio perduto all`interno della dinastia italiana campione d`incassi, una famiglia che di fatto ha condizionato e contribuito a formare l`Italia. Piperno suggerisce che sia il figlio Edoardo, ma potrebbe essere anche il fratello Giorgio, forse schizofrenico, morto nel 1965 in una clinica dov`era stato portato e opportunamente occultato. In un`intervista Piperno afferma che era pratica diffusa. Spiace dirlo, ma la sua è una storia molto banale. Tutte le famiglie alto borghesi, diciamo fino agli anni `60, rinchiudevano i parenti con problemi psichiatrici nelle cliniche svizzere o di Milano, basti pensare al documentario di Alina Marazzi, Un`ora sola ti vorrei, in cui si narrava la storia della madre di Alina, anche lei morta suicida in una clinica psichiatrica. Il povero diavolo, invece, veniva spedito in manicomio. Al di là delle differenze di classe, però, il meccanismo ero lo stesso.
Per chi non conosce l`albero genealogico degli Agnelli a volte il film risulta confuso. Stilisticamente è discontinuo ma ricco di significative immagini, bellissime carrellate sui palazzi del Gruppo Fiat, più simili a mausolei che a pezzi di città e documentari industriali d`epoca. Rimane comunque un documento interessante, spesso emozionante, di una famiglia e di un pezzo di storia.
Antonio Caruso