L’angolo di Michele Anselmi 

Era più spiazzante il titolo originale, “Loving Pablo”, trattandosi non di Picasso bensì di Escobar, il super narcotrafficante che terremotò la Colombia prima d’essere ucciso in un conflitto a fuoco nel 1993, all’età di 44 anni. Ribattezzato “Escobar – Il fascino del male”, il film dello spagnolo Fernando Léon de Aranoa, visto fuori concorso a Venezia 2017, esce giovedì 19 aprile in Italia, distribuito da Notorious Pictures.
Il divo Javier Bardem, pure produttore, si diverte a incarnare il feroce criminale, che arrivò pure in Parlamento con Alternativa Liberal de Avanzada Social, sotto la parrucca riccioluta, i baffoni e le protesi gommose necessarie a farlo sembrare un panzone. Il film, in originale girato in inglese per il mercato internazionale, è rozzo, schematico, forse inattendibile in alcune parti, specie nel finale, ma a suo modo efficace. Insomma si fa vedere.
Il famigerato “re della coca” è già stato interpretato al cinema da Benicio Del Toro e su Netflix da Wagner Moura, e tuttavia Bardem, ripresosi dal disastroso “Mother!” di Danny Aronofsky, qui giganteggia, anche con esibito gigionismo, nel restituire lo spirito imprenditoriale, la ferocia inaudita, l’egocentrismo vanitoso e le premure paterne del supercriminale. Si allinea al clima a tratti grottesco anche Penélope Cruz, nei panni dell’anchorwoman colombiana Virginia Vallejo, che fu controversa amante di Escobar e poi oggetto di pesanti minacce di morte prima di essere presa sottotutela dalla Dea statunitense. Alla base del copione c’è infatti il suo libro-testimonianza “Loving Pablo, Hating Escobar”.
Il film, a forti tinte e lungo più di due ore, è ambientato tra il 1981 e il 1993, secondo gli schemi classici della formula ascesa/ trionfo/caduta (un po’ alla “Scarface” di Brian De Palma, per intenderci). Talvolta, tra una canzone dei Santana e un aereo del narcotraffico che atterra come niente fosse su un’autostrada della Florida, viene da chiudere gli occhi di fronte alle crudeltà perpetrate dai narcos del “Cartello di Medellín” e dai loro rivali per ribadire chi comanda. Per dire: a un certo punto ammazzano un uomo legandogli un pastore tedesco sulla schiena, naturalmente reso rabbioso dalle botte ripetute. L’amorevole Pablo era fatto così. Quando scoprì che la taglia su di lui era “solo” di un miliardo di pesos si arrabbiò non poco, e la voce arrochita di Massimo Lodolo, usata per la versione italiana, raddoppia l’effetto della bestia sanguinaria e scaltrissima che si credette eroe popolare “alla Robin Hood”.

Michele Anselmi