Questa una delle frasi pronunciate dal nuovo inquilino giapponese dell’elegante condominio di rue de Grenelle 7 alla portinaia Madame Renèe Michel, ed una delle numerose citazioni letterarie, in particolare da “Anna Karenina” di Tolstoj, con le quali Monsieur Kakuro Ozu (Togo Igawa), entra in comunicazione con il personaggio principale del romanzo e del film stesso.
Ebbene si, il riccio in questione è proprio Madame Michel, personaggio tanto più spinoso e sciatto nei suoi atteggiamenti verso gli altri e verso se stessa, quanto più sensibile e dedito alla cultura nel suo profondo intimo.
Tra i cambiamenti e le variazioni cinematografiche rispetto al best seller di Muriel Barbery , c’è anche quello del titolo, che sullo schermo perde “l’eleganza” e rimane “riccio”, oltre a quello che accompagna tutto lo svolgersi della storia:
il racconto e la cronaca della dodicenne Paloma di ciò che la circonda, mentre nel romanzo si snodano attraverso una sorta di diario giornaliero, nel film si traducono nelle riprese attraverso una videocamera regalatale dal padre, in un continuo e ripetitivo gesto della ragazzina dell’alzarsi gli occhiali sulla testa nel momento della ripresa.
"Ho dodici anni, abito al numero 7 di rue de Grenelle in un appartamento da ricchi. I miei genitori sono ricchi, la mia famiglia è ricca, e di conseguenza mia sorella e io siamo virtualmente ricche. (…) Si dà il caso che io sia molto intelligente. Di un`intelligenza addirittura eccezionale."
Paloma è una ragazzina di un’intelligenza disarmante, ai limiti della credibilità; il suo sentirsi “estranea” all’ambiente familiare alto-borghese in cui vive, tra un padre troppo impegnato e assorbito dalla sua carriera, una madre perennemente in analisi e concentrata sull’intrattenere relazioni nella società altolocata parigina, una sorella maggiore nevrotica e altezzosa, e due gatti di nome Costitution e Parlement, la spinge ad organizzare un piano ben preciso per ciò che concerne il suo futuro: da lì a 165 giorni, il giorno del suo tredicesimo compleanno, lei porrà fine ai suoi giorni, è questa l’unica soluzione per sfuggire alla sua situazione di inadeguatezza familiare e sociale…
Tutta la storia si svolge interamente in un altolocato condominio parigino: i personaggi di rue de Grenelle 7 escono ed entrano alle diverse ore del giorno dai loro eleganti appartamenti, mentre madame Michel si accinge ad eseguire e ripetere i soliti gesti quotidiani, dal distribuire la posta in ogni cassetta, al portare fuori i sacchi della spazzatura… fino al momento in cui può ritirarsi dietro alla sua guardiola, e qui la attende un altro mondo, fatto di letteratura e cultura giapponese, di musica classica, di tavolette di cioccolato gustate durante la lettura.
E di fronte al resto del mondo, Renèe continua a recitare la sua parte, tenendo la televisione continuamente accesa, esprimendosi con una sintassi non certo corretta, comportandosi come il suo mestiere di portinaia prevede.
Il sapere quindi, il conoscere, la letteratura, sentiti come quell’àncora di salvezza per poter resistere alla solitudine e al dolore …
Di certo, nessuno fra le persone che si aggirano tra gli appartamenti di Rue de Grenelle 7 immagina che dietro quell’aspetto così trasandato della portinaia Reneè possa nascondersi una creatura così colta e profonda; nessuno “la vede”, e qui, possiamo citare un momento del film in cui, trasformata negli abiti e nella pettinatura e incontrando uno dei condòmini che non la saluta, si rivolge a monsieur Ozu dicendo:”Non mi hanno riconosciuta” , e monsieur Ozu le risponde:”E’ perchè non l’hanno mai vista”, dove il “vedere” rieccheggia il significato più profondo del termine analogamente al “ti vedo” ripetuto più volte in “Avatar”.
E la vita sia per madame Michel che per la piccola Paloma assume un significato e un sapore diversi, proprio nel momento in cui il ricco e gentile monsieur Kakuro Ozu, vedovo come lei (che tra l’altro ha lo stesso nome di un famoso regista giapponese), occupa uno degli appartamenti di rue de Grenelle 7: per la ragazzina, il veloce scambio di pensieri in ascensore con il nuovo arrivato (Paloma studia il giapponese), e l’inizio della bella amicizia con madame Michel , la porterà ad una nuova fiducia nel genere umano, così come per Renèe, il sentirsi “scoperta” nella sua vera natura e il condividere finalmente con qualcuno i propri interessi e passioni, la spingerà a liberarsi lentamente della sua corazza.
La chiara denuncia verso una società costruita principalmente sui princìpi dell’ipocrisia e sulle convenzioni, riesce comunque, sia nel romanzo che nel film, ad essere accompagnata a sprazzi di ironia e spirito, come nel momento in cui madame Michel , invitata a cena nell’elegantissimo appartamento in stile orientale di monsieur Ozu, si reca alla toilette, e qui, mettendo in azione lo scarico del wc, inaspettatamente, si ritrova ad ascoltare le note di un’aria mozartiana…
Simpatica l’idea della giovane regista di inserire degli i animati nei momenti in cui ci si riferisce alla fantasia di Paloma, quasi a voler sottolineare la peculiarità visiva della settima arte rispetto alla scrittura, anche se, d’altro canto, ciò che si perde maggiormente ed inevitabilmente nel film, è proprio il gusto che il lettore assapora, scorrendo le pagine del romanzo, nella descrizione accurata dei personaggi e del luogo, nei passaggi molto ben dosati tra il pensiero narrante di madame Michel e quello della piccola Paloma.
Il finale del film, in cui madame Michel, proprio nel pieno del suo ri-gustare i piaceri della vita,
viene investita accidentalmente per strada e muore, è un inno più che alla morte, alla vita, una ri-nascita sia per lei che per la piccola Paloma, che trionfalmente penserà:
"Da grande voglio fare la portinaia!"
Il risultato finale è quello di un film delicato, riconoscibilmente di gusto cinematografico francese, anche se, usciti dalla sala di proiezione, si ha come la sensazione che la regista, forse per la sua ancora acerba esperienza in campo cinematografico, non abbia ben sviluppato il tutto, e l’impressione è quella di assistere ad un’opera incompiuta, “non finita”.
Calata perfettamente nella parte di madame Michel, l’attrice Josiane Balasko, interpreta perfettamente il suo personaggio, così come Togo Igawa, nella parte di monsieur Ozu, ci trasporta efficacemente nell’ambiente etereo squisitamente di cultura orientale.
Di sicuro qui siamo lontani anni luce da quel tipo di cinema che si sta facendo breccia a Hollywood, quello, per intenderci del fenomeno dell’anno “Avatar”; e per citare a tale proposito l`interessante recensione di Roberto Faenza su Cinemonitor:
“Le lancette dell’orologio americano corrono all’impazzata verso un mondo che definire postmoderno sa già di passato e di antico…”
“… Queste pellicole hanno sicuramente sbalordito gli spettatori, ma dubito che li abbiano emozionati, forse perché il viaggio verso l’estremo è appena iniziato e la sopraffazione ancora non vince sull’emozione.”
di Onorina Collaceto
Scheda del film (tratto da internet)
“Il riccio”
Regia: Mona Achache
Sceneggiatura: Mona Achache
Attori: Josiane Balasko, Garance Le Guillermic, Togo Igawa, Anne Brochet, Ariane Ascaride, Wladimir Yordanoff, Sarah Le Picard, Jean-Luc Porraz, Gisèle Casadesus, Mona Heftre, Samuel Achache, Valerie Karsenti, Stéphan Wojtowicz
Musiche: Gabriel Yared
Paese: Francia 2009
Uscita Cinema: 05/01/2010
La pagina è visibile sul sito:
http://www.viaggiarte.eu/i_protagonisti/Voci/2010/1/31_Il_riccio_un_film_di_Mona_Achache.html