Il Rito | Fede vs. Scetticismo
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Quando nel 1973 L’esorcista sconvolse il mondo fu subito chiaro a chiunque che il filone satanico sarebbe stato una delle punte di diamante di Hollywood, a volte con buoni risultati come L’esorcismo di Emily Rose, altre volte con vere e proprie bufale vedi L’ultimo esorcismo. Il Rito invece è una di quelle pellicole che, ancorandosi a fatti realmente accaduti, colpisce nel segno portando sullo schermo l’ormai eterna lotta tra scienza e religione, tra scetticismo e fede. Michael (interpretato da un bravissimo Colin O’Donoghue) è un ragazzo normale entrato in seminario per sfuggire alla triste realtà della provincia americana, è uno scettico convinto incapace di credere sia al bene che al male. Contrapposto a lui troviamo Padre Lucas (un sempre fenomenale Anthony Hopkins), il grande esorcista, l’uomo dalla fede incrollabile, o almeno così pensiamo, ma man mano che il film prosegue ci troviamo davanti due persone molto simili, con gli stessi problemi e le stesse debolezze. Padre Lucas è un uomo in bilico tra due verità, e sarà proprio questo equilibrio precario a farlo precipitare. Di quante prove avrà bisogno il giovane Kovak per credere nel Diavolo? Sarà proprio padre Lucas a rispondere alla sua domanda: “La cosa interessante degli scettici è che sono sempre in cerca di prove. La domanda è, se le
trovassero, cosa cambierebbe?”

Già apprezzato per 1408, Håfström cerca di non cadere nell’ormai ultra-usato clichè di letti che volano e teste che ruotano dirigendo una pellicola che gioca tutto sull versante psicologico: dopotutto perché cercare di dare una visibilità a ciò che è invisibile? Tutto si muove sottovoce, negli angoli bui e nella mente dei personaggi, fino all’esplosione delle scene di possessione vere e proprie, capaci di far venire un brivido lungo la schiena anche allo scettico più incallito. Dopotutto come dice lo stesso Hopkins nel film: “Scegliere di non credere al diavolo non ti proteggerà da lui”.
Lorenzo Colapietro