È dalla fine degli anni Sessanta che l’Irlanda del Nord fa da sfondo a una acerrima guerra tra protestanti e cattolici. Nel corso degli anni, si sono susseguiti scontri, manifestazioni, sparatorie e attentati, quasi senza sosta. Dopo quarant’anni di conflitto, britannici e irlandesi riuniscono in Scozia i partiti politici dell’Irlanda del Nord, determinati come non mai a trovare un accordo. L’unico ostacolo è convincere il predicatore Ian Paisley e il repubblicano Martin McGuinness a scendere a patti e governare insieme. Peccato che i due restino inchiodati alle loro posizioni e le trattative sembrano ferme a un punto morto. Quando Ian Paisley è costretto ad abbandonare i negoziati per tornare a Belfast a festeggiare il suo cinquantesimo anniversario di matrimonio, Mc Guinness decide di intraprendere quel viaggio con lui, sperando di riuscire ad intravedere uno spiraglio nel muro di silenzio che contraddistingue il loro rapporto. Ma non sarà facile.

Il primo, carismatico predicatore protestante, disprezza con tutto se stesso l’operato dell’ex capo dell’IRA (Esercito Repubblicano Irlandese), d’altra parte, quest’ultimo lo accusa di aver alimentato, con la sua inflessibilità, altrettanta violenza e odio. Il viaggio, ricco di imprevisti, dimostrerà che in fondo i due non sono altro che due facce della stessa medaglia e chissà che questo non possa essere il primo passo per un percorso di conciliazione che metta finalmente la parola fine alle ostilità.

Presentato fuori concorso alla 73ma mostra del Cinema di Venezia, il film è una commedia drammatica ispirata a fatti realmente accaduti che hanno profondamente segnato la storia di Irlanda e Gran Bretagna. Davvero ben scritta, la sceneggiatura dell’irlandese Colin Bateman: i dialoghi sono sempre interessanti e le battute spesso pungenti alternano momenti di riflessione con sketch divertenti e spiritosi. Supportato da un cast eccezionale in cui spiccano Timothy Spall, Coll Meaney, Freddie Highmore e John Hurt, il regista Nick Hamm, irlandese, riesce nell’arduo compito di realizzare un film misurato, in cui i tempi sono quasi perfetti e le numerose pause calibrate al dettaglio, dando contenuto alla narrazione senza per questo appesantirla. Un film brillante, capace di oscillare tra humor e tragedia, dramma e commedia sofisticata, che evita però la lezioncina di storia. Il risultato è davvero godibile, un film a cui ripensi i giorni successivi alla visione, cominciando ad apprezzarne il valore sempre di più. Dal 30 marzo in sala.

Stefania Scianni