L’angolo di Michele Anselmi | Scritto per Cinemonitor

Ieri, su Facebook, ho posto una piccola questione, diciamo etica, di fronte alle sortite della signora Daniela Santanché, così fiera, per sua diretta ammissione, di custodire una testa lignea di Mussolini sul comodino. “A me tutto questo fa sorridere, perché non credevo che mettere una maglietta con la faccia del duce o dei cartelli che poi sono marketing fosse apologia di fascismo”, ha ironizzato in tv su La7 a proposito dell’ormai famoso stabilimento balneare di Chioggia. Lei sorride, ma la questione non è divertente. Perché Santanché non è solo colorita parlamentare di Forza Italia, è anche editrice, lei si definisce “pura”, con la sua società Visibilia, la quale pubblica, tra varie riviste, lo storico mensile “Ciak”. A noi, gente di cinema e dintorni, molto caro, da sempre, anche perché diretto da una brava collega come Piera Detassis. E tuttavia le ultime sortite della signora Santanché gettano un’ombra un po’ fosca sulla faccenda (a dire la verità anche sulla gestione della vertenza sindacale a “Ciak”, tra minacce e diktat).
Quindi torno a chiedermi: possibile che nessun cineasta italiano, specie tra quelli recentemente premiati ai Ciak d’oro 2017, proprio alla presenza dell’editrice Santanché, abbiano nulla da eccepire? In tanti hanno scritto, commentando perlopiù positivamente, il mio post di ieri, lo trovate qui sotto. Ma solo un artista, il compositore Franco Piersanti, ha preso posizione pubblicamente, dissociandosi, invitando i suoi colleghi a farsi vivi, a dire qualcosa, a ribadire un principio. Mi auguro, s’intende, che non resti il solo.
PS. Una vocina ben informata suggerisce che attorno alla nuova conformazione giuridica dei David di Donatello, sotto l’egida di Anica e Agis, con l’intervento determinante del ministro Franceschini e Rutelli molto impegnato a coordinare i giochi della nascente fondazione nonché statuto e dirigenza, si stanno sviluppando discreti appetiti. Piera Detassis, secondo quanto si apprende dal mondo degli autori, sarebbe in pole-position per diventare presidente e direttore artistico. Anche per questo motivo si registrerebbe un certo silenzio imbarazzato sul tema. Sarà vero?

Michele Anselmi

——————————————

UN’OCCASIONE MANCATA, NOI CINEASTI DOVEVAMO RISPONDERE

Franco Piersanti, classe 1950, è un compositore e direttore d’orchestra. Tra produzioni televisive (“Il commissario Montalbano”) e cinematografiche (molti film di Gianni Amelio), Piersanti ha realizzato circa un centinaio di colonne sonore, dal 1976 a oggi. Ecco un suo ampio post su Facebook in risposta a Michele Anselmi.

—–

Caro Michele, i cineasti – come li chiami tu – presenti su Facebook sono lestissimi a partecipare a molte delle discussioni che avvengono, talvolta accendendone i toni, altre volte provocandole, spesso concionando su questioni estetiche o socio-politico-culturali a sfondo cinefilo. Colpisce certamente l’assenza di risposte o commenti al tuo primo post, dove ponevi la faccenda della Santaché che dice la sua sulla faccia del Duce stampata su magliette o scolpita in ligneo busto che adorna il suo comodino.

Posso capire, anche se non la condivido, l’assenza di una seppur minima risposta, o meglio di un dissociarsi, di Piera Detassis (direttrice di “Ciak”, ndr). Non rispondere alla signora Santaché e alle sue dichiarazioni, vergognose e irresponsabili, è stata secondo me un’occasione mancata in tutti i sensi: avrebbe potuto contestarla sul piano etico e politico, puramente sul piano estetico, con umorismo, con ironia o sarcasmo, e in questo caso si sarebbe automaticamente posta a un livello completamente superiore e noi tutti, suoi amici ed estimatori, l’avremmo amata ancora di più.
Quel che mi ha deluso, diciamo pure irritato, è stata la conclusione del post di Piera dall’ isola di Tavolara, dalla quale, oltre alla cronaca sul festival e il successo della serata, manda a dire a qualche innominato, che “mentre gli altri parlano, loro fanno”. Forse mi sbaglio e sono irriducibilmente malizioso, ma certamente sarebbe stato meglio il silenzio, piuttosto che, con albagia, bacchettare chi preferisce parlare – esponendosi con amici e colleghi – di cose serie e gravi, cioè le affermazioni di una parlamentare della Repubblica sul fascismo. Poi sarebbe bene documentarsi su che cosa fa, chi parla e di che parla chi fa…
In conclusione, penso che sia stata un’occasione mancata per tutti. Se non altro in nome di un sempre citato Mario Monicelli, sinonimo di carattere libero, indipendente: maestro di cinema e vita.