Giulia Rodano
Racconto due esperienze. Noi dobbiamo fare due cose, il problema non è se e come le facciamo, vedo Ugo Gregoretti che ha fatto con me un incontro proprio su questo, ma è come le facciamo. Allora noi abbiamo da un lato un milione di € che vorremmo impegnare per favorire la produzione e distribuzione di prodotti cosidetti cross-mediali pensati cioè per tutti i media: sala, internet etc. Secondo: abbiamo già finanziato e facciamo una cosa sul cinema invisibile che dovrebbe chiamarsi “belli e invisibili”. E’ vero che bisogna fare cassetta ma prima bisogna arrivare nei cinema o in televisione o su sky, e per farlo c’è bisogno di attraversare una trafila economica e non di poco conto e lo dico perché questo è uno dei temi importanti. Con “Belli e invisibili” mettiamo a disposizione 5 sale per una settimana con una commissione che decide quali film che non siano mai usciti o con fatturati molto bassi, perché per fare molta cassetta bisogna stare molto nei cinema se invece si ci resta solo una settimana è per poco. Il film per promuoversi, bello o brutto, deve uscire in molte sale e starci un po’ così almeno dicono gli esperti. Terza cosa: voi come sapete abbiamo cominciato a finanziare film, in tutti e tre i casi noi ci troviamo di fronte ad un problema che è lo stesso posto da Scalfari. Che cos’è un prodotto culturale? Come lo valuto? Perché è un prodotto cioè mi fa entrare pubblico o perché è bello? Ma come dicevo prima cos’è oggi il bello? Non solo oggi, ma voglio dire in tutti e tre queste cose vengono fatte come tentativo di sostenere la creatività, che è il compito principale di un’istituzione pubblica, proprio come ai tempi di Augusto. Tuttavia la difficoltà è sempre quella: come sono i rapporti con produttori, autori e distributori? Come costruisco il prodotto? Quindi in realtà nel mondo del cinema, lo dico da istituzione pubblica che rappresento, oltre al problema dell’autore che deve raccontare ci vuole anche un sistema che è disponibile ad esser permeabile, altrimenti diventa veramente difficile. Una delle cose su cui stiamo ragionando è che il produttore deve lavorare insieme all’autore, dargli le armi per fare un prodotto nuovo. Nella seconda ipotesi del cinema invisibile anche lì è invisibile perché invendibile o perché non è stato visto? Nel senso che ci sono film che hanno vinto festival e che non escono in sala. Nel terzo caso idem, nel senso come finanzio? Io sto pensando di riservare una parte di finanziamenti, per evitare di finanziare film che nessuno ha interesse a far vedere che è uno dei rischi del finanziamento pubblico, il film si finanzia e poi nessuno prosegue, per cose che hanno poche possibilità di esser un prodotto che vada bene. Se nessuno fa questo non si allarga la platea, è come lo sport se non si in tanti che fanno atletica i campioni non ci saranno! Questa è una delle questioni, poi c’è tutto il problema autoriale. Però io credo che le istituzioni, pubbliche e non, debbano – della rete pareremo dopo che può essere uno dei terreni fertili anche se attenzione la sala si mantiene come elemento importante per il prodotto cinematografico – avere il coraggio di ricominciare a dire che esiste la possibilità di prodotto culturali che possono fare cassetta, se aiutati. Bisogna rischiare e finanziare prodotti ad alto rischio se no pioverà sul bagnato, ci sono dunque da una parte i sostegni automatici come quelli previsti dalla legge Gentiloni e finanziaria, dall’altra io credo ci voglia un ruolo perché noi ci stiamo scontrando regolarmente su come si valuta un prodotto culturale. Questo vale anche per i libri, se ne producono 90.000 e 3.000 arrivano in libreria. Allora se una casa editrice va in banca e ha come patrimonio il catalogo, per esempio il patrimonio della Sellerio è Camilleri, che non è ipotecabile, bisogna che la banca rischi per dare credito e consentire a Camilleri di lavorare. Deve vivere anche quando non scrive e prendere i diritti d’autore, quindi figuriamoci i giovani. E’ impossibile immaginare un rating culturale, cioè come si valutano gli investimenti sui prodotti culturali? Questa è una delle grandi questioni
Eugenio Scalfari
Non concordo in quasi nulla
Giulia Rodano
Perfetto non c’è problema, meglio così. Io infatti volevo interloquire perché altrimenti noi rischiamo di lasciare queste questioni marginali e farlo sarebbe uno sbaglio.