L’angolo di Michele Anselmi

Si può sintetizzare così il senso di “Io lo so chi siete”, il bel film-documentario firmato da Alessandro Colizzi e Silvia Cossu: “Da trent’anni un uomo si batte per conoscere la verità sull’uccisione del proprio figlio e della nuora. Nonostante le incredibili risultanze emerse, la giustizia è lontana”.
Chi è l’uomo in questione? È Vincenzo Agostino. Tutto cominciò, tragicamente, il 5 agosto del 1989, quando suo figlio Antonino, agente di polizia della Questura di Palermo, venne ucciso a Villagrazia di Carini insieme alla giovane moglie incinta, Ida. Erano lì per un compleanno, a sparare due uomini in motocicletta, a distanza ravvicinata. La stessa notte alcuni appartenenti alle forze dell’ordine entrarono nell’abitazione dei coniugi uccisi e requisirono degli appunti manoscritti che il poliziotto teneva nascosti in un armadio. Perché? Sembra proprio che fosse lui, Antonino detto “Nino”, l’agente che, solo un mese prima, aveva contribuito a sventare l’attentato all’Addaura contro Falcone.
Il film segue passo questo padre irriducibile e dignitoso, che non smette di lottare, indagare e testimoniare, parlando dovunque lo invitino nelle scuole, perché la memoria di quel duplice e misterioso omicidio non sia cancellata. E con essa un intrico di strane coincidenze e loschi figuri, anch’essi legati allo Stato.
Risultato? Nessun processo è stato celebrato. Al contrario: carte scomparse, verbali d’interrogatorio mai più ritrovati, armadi svuotati, denunce insabbiate, ritardi, omissioni, depistaggi, e un’improbabile pista passionale seguita dagli inquirenti per mesi.
Ho visto “Io lo so chi siete” con attenzione e interesse, uno o due volte ritrovandomi con gli occhi lucidi. Ha ragione il giornalista esperto di mafia Attilio Bolzoni quando suggerisce che questo vecchio uomo “è un monumento al dolore, che cammina”. C’è qualcosa di epico e insieme penoso nell’andamento di Vincenzo, la cui voce mi ha ricordato, a tratti, quella di Giulio Brogi: lucida, distaccata, saggia, ammonitrice, sofferente, dignitosa, anche sofisticata nell’argomentare.
Non sapere perché tuo figlio è stato ucciso insieme alla moglie, ma soprattutto sentire, nel profondo dell’anima, quanto lo Stato sia stato evanescente, sospettoso, lesto a cancellare prove e a costruire menzogne per infangare l’onore di quel giovanotto, be’ stenderebbe chiunque. Vincenzo porta su di sé, esibendo in segno di protesta quel barbone e quei lunghi capelli bianchi, il peso di un’infamia mai lenita, anche il senso di una sconfitta alla quale opporsi in ogni modo, fino a quando le forze reggeranno e finalmente il barbiere potrà intervenire.
Tutto questo il film lo restituisce bene, direi senza retorica, anche con qualche momento di affettuosa tenerezza, come nel caso del piccolo pianista amico che dedica un pezzo di musica all’anziano signore.
Dove vederlo? Dal 9 settembre scorso “Io lo so chi siete” è distribuito in dvd, anche tramite Amazon, con l’etichetta General Video legata a Cecchi Gori. Mi dicono che stia vendendo bene. Ma si sta perfezionando anche un’uscita cinematografica con la Mescalito Film.

Michele Anselmi