Dopo le fortune dei due manuali d`amore la premiata ditta Veronesi&Verdone ci propone una riflessione sui tratti caratteristici del popolo italico. Gli ingredienti ormai li conosciamo bene: grandi attori come protagonisti, almeno un sex simbol per rendere il tutto più accattivante e qualche bravo caratterista per un po` di comicità trash. Questa volta però c`è anche un ingrediente insolito, qualcosa che si sposa col genere "commedia comica" proprio come il vino rosso si sposa col pesce. Ebbene si, stavolta Veronesi non ha voluto solo far ridere, ma ha deciso di evocare i grandi capolavori tarantiniani inserendo quà e là, tanto per gradire, un paio di morti ammazzati, qualche schizzo di sangue e perfino un esecuzione in pieno stile Pulp Fiction. Scelta decisamente infelice, che fa perdere punti a un film già di per sè arrancante nel tentativo di soddisfare le aspetative del pubblico, fomentate dalla solita, maestosa, campagna promozionale.
Diviso in due episodi (nel pieno rispetto della tradizione veronesiana) il film si propone di divertire lo spettatore raccontando il modo in cui gli italiani “si fanno riconoscere” all’estero. Nel primo episodio gli italians sono Castellitto e Scamarcio, due trasportatori di auto rubate alle prese con leggi ed usanze arabe. Nel secondo episodio a condurre le danze è Carlo Verdone, nelle vesti di un luminare dell’odontoiatria che, arrivato a San Pietroburgo per un convegno, finisce col ritrovarsi in balia di prostitute cocainomani e sicari della mafia russa. Verdone veste per l`ennesima volta i panni dell`uomo in carriera stressato e depresso, regalando una performance simpatica come sempre, ma che troppo spesso rischia di diventare ripetitiva. Nulla da dire sull’interpretazione di Castellitto e una nota di merito anche a Scamarcio, che conferma di essere in costante miglioramento. Troppo caricato invece il personaggio di Vito Calzone (Dario Bandiera).
Per ridere si ride, certo, e a ben vedere in un paio di scene ci si anche commuove ma il regista, gli sceneggiatori e nel complesso il cast degli attori, hanno agito al 50% delle loro possibilità. Eccessiva poi la pretesa di offrire un saggio dei vizi e delle virtù degli italiani. Se il film si fosse chiamato “Travels”, avrebbe avuto la modesta pretesa di raccontare due viaggi, ma si chiama Italians e vuole mostrarci come si comportano gli italiani all’estero. Non ci siamo. Cosa ci vuol far credere Veronesi, che l`Italia è un paese di ladri di macchine, papponi e uomini in carriera frustrati? Magari fosse così semplice…